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QUELLO CHE SALVA IL MONDO

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • gen 07, 2024

L'etica del limite


Quello che oggi servirebbe trasmettere ai propri figli non sono tanto i "
buoni sentimenti" che, in quanto sentimenti sono "intrasmissibili" - ma poi, quali sarebbero questi "buoni sentimenti" e chi li decide, visto che ogni famiglia ha i propri in cui credere? - quanto piuttosto ciò che presiede alla loro spontanea formazione in ciascun bambino, e cioè il senso del limite.

Quel senso del limite che permette di "sentire" (eccolo il buon sentimento) che
non tutto si può avere, che non tutto si può fare. e che si produce nel soggetto, sin dalla sua più tenera età, soltanto se in una famiglia riesce ad operare quella che definiamo la "funzione paterna"., funzione che non ha niente a che vedere con un padre in carne e ossa, ma con la sua metafora, vale dire con il "Padre simbolico", che dovrebbe albergare in entrambi i genitori, anche, e forse ancor di più, nella madre, poiché è quella funzione che permette ai genitori di poter dire anche "no" alle richieste del loro bambino.

Solo così gli si può trasmettere lil "buon sentimento" che non tutto si può avere, anche se si desidera.

Si tratta cioè di una
funzione, per così dire, "regolatrice" del desiderio, che installa nel bambino il senso del limite.
Se è definita paterna non è perché abbia una qualche attinenza con la cultura del "patriarcato", ma soltanto perché, in genere, nella nostra cultura, è la madre che "delega" simbolicamente il padre del bambino a questo compito "ingrato" di dire anche "no", dal momento che lei tende più facilmente a cedere al "sì".
E' per questo che l'incarico paterno di porre il limite al "sì" della madre, non lo rende soltanto più autorevole, ma anche, spesso, più "antipatico". L'edipo freudiano è questo e serve alla crescita del bambino verso un adulto "sano".

L'autorevolezza del padre che serve al bambino è dunque quella permessa ed "autorizzata" dalla madre e non quella del padre patriarcale che arbitrariamente l'assume contro la madre.


Ora, se questa funzione, appunto paterna nel senso che abbiamo detto, salta, può più facilmente accadere che i genitori non sappiano dire "no" al loro bambino, quando serve, ma che funzionino invece di più in senso "materno" , e se, di conseguenza, un bambino non sa neanche cosa significhi un no, correrà maggiormente il rischio di diventare un adulto, o un adulta se femmina, non in grado di sopportare il no dell'altro/a, arrivando perfino ad uccidere, oppure ad uccidersi: in genere gli uomini possono uccidere, mentre le donne uccidersi, se non sopportano il no in amore.

Insomma, non sono certo i cosiddetti buoni sentimenti a salvare il mondo, purtroppo: ma pensate davvero che i nazisti uccidessero gli ebrei, o la Santa Inquisizione mettesse al rogo gli eretici, ecc, perché nazisti e Inquisizione fossero animati da cattivi sentimenti? Al contrario, erano convinti di incarnare i Buoni Sentimenti e per questo, e in nome di questi, di dover salvare l'Umanità dai cattivi sentimenti che erano gli ebrei, gli eretici, eccetera. Se i buoni sentimenti diventano Buoni Sentimenti, se diventano cioè ideologie con le lettere maiuscole, se diventano Principi Universali da difendere e diffondere a tutti i costi, allora sarebbe molto pericoloso: non c'è male peggiore di quello che viene commesso in nome del Bene, ce lo insegna la Storia!

Piuttosto,
quello che può salvare davvero il mondo è soltanto la Legge simbolica del Padre, quella che stabilisce che Il "no" dell'Altro al proprio desiderio è un valore da rispettare, un limite invalicabile.

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Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
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PER SEMPRE Una delle più grandi bugie che gli esseri umani, credendovi, scambiano per verità, è che possano decidere, prestabilire, fare in modo, assicurare e rassicurarsi che qualcosa che li riguardi possa durare per sempre. Sono soprattutto gli amanti a cadere in quest' inganno , dal momento che, come si sa, vorrebbero che il loro amore naturalmente non finisse mai , che durasse per sempre , che quella contingenza che è il loro innamoramento da " qualcosa che ha cessato di non scrivers i" diventasse ora " qualcosa che non cessi più di scriversi ", che da una possibilità diventasse una necessità; che il loro potesse essere, per sempre, un amore necessario . Certo, amori che durano per sempre - il per sempre di un'intera vita, e anche oltre - sono possibili, ce ne sono stati e ce ne saranno ancora. Ne abbiamo esempi. Significherà pure qualcosa che Francesca riconoscerà il ""per sempre" del suo amore per Paolo , " questi che mai da me non fia diviso ", solo nell'Inferno, come se il "per sempre" di un amore impossibile fosse non un premio, ma una condanna! Gli uomini non sono padroni di nessun "per sempre" che sia affidato alle loro intenzioni per quanto convinte, o alla loro parola, alla parola data, come si dice. Gli uomini, al contrario, non possono essere di parola perché la parola che pronunciamo è sempre interferita da una parola altra , quella che non pronunciamo e che non conosciamo, ma che esiste dentro di noi prima di quella che pronunciamo e che pensiamo sia la sola e unica nostra parola: "io ho una sola parola!" diciamo nella promessa , credendoci e dunque ingannandoci, naturalmente. E' il nostro inconscio, non una "cattiva volontà" di venire meno alla parola, che, offrendocene sempre un'altra, ci rende non di parola, ci rende impossibile la promessa. Perché una parola data rimanga tale è necessario allora che diventi parola scritta, anche se possiamo sottoscrivere una parola, e mai un amore. Proprio per questo gli uomini hanno bisogno dei contratti scritti (contratto=parola "con-tratto", ma anche parola "contratta": con tratto di scrittura, contratta nello scritto, la parola, non l'amore, l'amore non potrà mai essere "contratto" perché l'amore è sempre e solo dell'ordine del discorso e mai della scrittura ). Il "per sempre" che invece esiste è proprio quello che l'uomo non può stabilire e nei confronti del quale può fare ben poco, quello che appartiene al reale. Il reale è ciò di cui l'uomo non può esser padrone mediante la parola perché non entra mai nella parola. La parola che si dice inganna perché è sempre simbolica e mai del reale, non è altro che un significante che, come tale, scivola sempre su altri significanti. La parola autentica è quella che non si sa di dire o quella che non si dice, come avviene in analisi. Il "per sempre" dunque, il vero per sempre è quello che - in quanto del reale - fa da disturbo, da inciampo a quei "per sempre" -simbolici, o immaginari - di cui l'uomo si "riempie la bocca" e che crede di poter stabilire e suggellare nel tempo mediante la sue facili e innumerevoli promesse. #persempre #contingenza #necessità #amorepersempre #reale #simbolico #immaginario #lacan #paroladata #parolascritta #dottegidiotommasoerricopsicoanalistasalerno
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