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NEVROSI

Uno dei grandi meriti della psicoanalisi freudiana, oltre alla scoperta dell’inconscio e di un nuovo metodo di cura dei disturbi psichici, è stato quello di aver svelato anche la loro natura, di aver svelato, in particolare, il segreto delle nevrosi, di aver potuto comprenderne la struttura e, di conseguenza, di aver potuto anche capire come le perversioni si organizzano e perché nell’essere umano, ma anche di aver potuto riconoscere l’intima natura delle psicosi, che fino ad allora apparivano come disturbi bizzarri e senza senso.

Fu a partire infatti dal racconto delle isteriche che Freud poté comprenderne le ragioni e poté cogliere le differenze tra le Nevrosi (isterica e ossessiva) e gli altri due grandi raggruppamenti psicopatologici delle Perversioni e delle Psicosi. Freud capì che la causa delle nevrosi è il conflitto tra il desiderio inconscio (rimosso) e la volontà cosciente, per cui volere e desiderio non coincidono tra di loro e anzi si contrastano a vicenda. Ma Freud comprese anche, sempre a partire dalla clinica delle Nevrosi, le differenze strutturali tra Nevrosi, Perversioni e Psicosi, individuandole nei diversi modi attraverso cui il soggetto fronteggia quello che egli chiamo “l’angoscia di castrazione”, vale a dire l’angoscia dovuta alla separazione dalla madre e dal riconoscimento della differenza anatomica tra i sessi: la Rimozione (Verneinung) nelle Nevrosi, il Diniego (Verleugnung) nelle Perversioni e la Forclusione (Verwerfung) nelle Psicosi.

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FOBIA E OGGETTO METONIMICO

L'oggetto fobico è metonimico e la sua significazione è in aprés coup, il che vuol dire che non è che io non entro per esempio in ascensore o non prendo l'aereo perché ho paura di entrare in ascensore o di salire in aereo, ma, al contrario, siccome ho già paura di qualcosa (rimossa) di conseguenza non entro in ascensore o non salgo in aereo in quanto ascensore e aereo sono gli oggetti metonimici di quello rimosso. 

La fobia è l'effetto, non la causa del comportamento evitante, anche se a me sembra il contrario.

Per questa ragione le terapie cognitivo/comportamentali, o tutte quelle tecniche che ricorrono a marchingegni più o meno elaborati (e costosi) attraverso cui si ritiene di addestrare i fobici a superare la paura nei confronti dell'oggetto fobico di volta in volta considerato, non servono a un fico secco, in quanto il vero oggetto di cui si ha paura è sempre altro ed è rimosso (cioè, come dire, sta alle spalle e non di fronte) e pronto a produrne sempre di nuovi. 

Insomma attraverso queste tecniche è come cercare di avere la meglio su un oggetto visto allo specchio scambiandolo per quello reale.


L'ISTERICA E L'ALTRA DONNA 

Quello che è veramente difficile, se non impossibile, per l'isterica è mettersi nella posizione della donna desiderata e amata. 

La donna veramente amata, è sempre l'altra. La vera donna è sempre l'altra. La vera domanda che l'isterica rivolge all'Altro del suo desiderio non è "cosa vuoi da me?", ma "cosa vuole quella da te?". Dunque la domanda dell'isterica è: cosa vuole una donna? (intendendo l'altra donna, l'altra di me)








IL TORO E L'ISTERICA

La struttura topologica del discorso dell'isterica -vale a dire il discorso del paziente in analisi- è evidentemente quella del toro, dal momento che ogni analisi procede in funzione della insistenza della domanda che -come la immagina Lacan- gira a spirale, e ricorsivamente, intorno alla superficie di questa specie di camera d'aria che è appunto il toro, figura topologica che, pure essendo del tutto priva di buchi, concorre a delimitarne due: uno centrale in continuità con lo spazio esterno, ed uno interno chiuso. e dunque non comunicante con l'esterno.

La domanda gira dunque intorno alla superficie del toro, tra questi due buchi bordando quello centrale del cerchio della figura, che è l'oggetto del desiderio, e che dunque non può essere mai raggiunto dalla domanda.

Ora l'intervento dell'analista deve essere tale da non "bucare" la superficie della "camera d'aria" (vale a dire tale da non rispondere alla domanda, cosa che infatti l'isterica d'altra parte non permetterebbe), altrimenti la stessa si affloscerebbe soffocando entrambi i buchi e provocando l'arresto del processo, in quanto, come sappiamo, con una camera d'aria bucata non si può andare da nessuna parte.


PERCHE' L'ISTERIA E' FEMMINILE E L'OSSESSIVO E' MASCHILE?

Il ricorso ai due generi diversi, femminile nel caso della isteria e maschile nel caso del disturbo ossessivo non è una questione di sessismo, ma è dovuto al fatto che isteria e disturbo ossessivo non sono due nevrosi distinte e separate, ma due possibili espressioni, due diverse manifestazioni di sintomo della stessa nevrosi. 

La nevrosi è una e consiste nella difficoltà soggettiva a fare i conti col proprio desiderio inconscio (diciamo così per sintetizzare, ma di questo in fondo si tratta). Ora, il modo di fare i conti con il proprio desiderio inconscio è diverso a seconda di come ci si disponga in rapporto alle due diverse sessuazioni, vale a dire se dal lato femminile (come è più frequente ovviamente che accada nel caso di una donna) o se da quello maschile (come ovviamente è più frequente nel caso di in un uomo) e dunque, di conseguenza, il modo femminile di affrontare (e soffrire) il proprio desiderio è detto isteria (isteria deriva infatti da utero), il modo maschile è invece detto ossessivo. 

La donna, infatti, tende maggiormente a "dispiegare", ad aprirsi all'interrogazione soggettiva sul proprio desiderio e a farne oggetto di domanda da rivolgere all'altro, attraverso però, se è nevrotica, non la parola, ma attraverso il proprio sintomo, il sintomo "isterico" appunto (ecco perché l'isterica chiede, e con insistenza, quell'amore che però non è in grado di ricambiare: deve tenere insoddisfatto il desidero per poter, ancora, domandare su di esso in quanto vuole un sapere e non un godimento, cui invece si preclude), mentre l'uomo tende a volere senza chiedere, cioè si serve della modalità capovolta rispetto a quella della donna per arrivare, se è nevrotico, allo stesso risultato, cioè a un bel niente! 

Tuttavia, questo non significa che non ci siano uomini isterici (e oggi ce ne sono moltissimi) e donne ossessive (e anche queste non mancano). Solo che se un nevrotico di sesso maschile manifesta la sua nevrosi attraverso una modalità isterica è perché si pone nei confronti del desiderio secondo una modalità femminile, mentre, viceversa una donna è ossessiva se vi si pone secondo una modalità maschile. Per questo, possiamo dire, l'isteria è "femminile" anche in un uomo e un disturbo ossessivo è "maschile" anche se si manifesta in una donna.

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