IO, ES, SUPERIO ©

IO, ES, SUPERIO

Inizialmente, Freud descrisse l’apparato della psiche - così come gli si andava delineando nella sua architettura attraverso l’ascolto dei propri pazienti che parlavano seguendo il metodo da lui suggerito delle libere associazioni - come costituito da quelle che egli chiamò le tre “province psichiche” dell’Inconscio, del Preconscio, e del Conscio - di fatto rivoluzionando la concezione scientifica, fino ad allora indiscussa, che vedeva l’essere umano coincidere e ridursi interamente e unicamente alla propria Coscienza. 

Con la scoperta dell’Inconscio, Freud dimostrò che il soggetto umano è invece decentrato rispetto alla propria Coscienza, essendo egli abitato da un’altra dimensione, quella dell’Inconscio che alla Coscienza si oppone, condizionando il soggetto a sua insaputa. Freud operò in questo modo una vera e propria rivoluzione copernicana del soggetto, infliggendogli - come è stato correttamente notato - la terza grande Umiliazione della Storia, dopo quella Copernicana e quella Darwiniana. Successivamente, Freud aggiunse alle tre province psichiche le tre Istanze dell’Io, dell’Es e del Super Io: vide l’Io come quella funzione, al tempo stesso strutturale e dinamica del soggetto, che, assoggettata al cosiddetto “Principio di realtà”, era chiamata a regolare sia i rapporti intrapsichici tra Inconscio, Conscio e Preconscio, sia i rapporti tra il soggetto e il mondo in cui vive, vale a dire tra la realtà interna e quella esterna, al fine di proteggere il soggetto e di difendere i suoi interessi vitali; attribuì al Super Io la funzione di imporre al soggetto le regole del comportamento etico e, al contrario, concepì l’Es come il crogiolo caotico e disorganizzato delle pulsioni che, assoggettate invece al “Principio di piacere”, si rifiutavano di obbedire all’Io, in particolare quella che Freud chiamò “Pulsione di morte” in quanto spinta distruttiva che sembrava andare finanche “al di là del principio di piacere”. Scoprendo che l’Inconscio non era abitato solo dal rimosso, ma anche da “forze al limite tra il somatico e lo psichico” alle quali diede il nome di pulsioni, Freud scoprì anche la natura radicalmente ambivalente ed intrinsecamente conflittuale dell’essere umano, attraversato com’è da spinte contrapposte: quelle pulsionali dell’Es, assoggettate al Principio di piacere, e quelle di autoconservazione dell’Io, assoggettate al Principio di realtà, oltre alla Pulsione di morte, come spinta dominata dalla necessità della sua ripetizione afinalistica e intrinsecamente autodistruttiva. Freud scoprì che l’essere umano non vuole, non cerca solo la vita e il proprio bene, ma anche la morte, la propria distruzione: l’uomo è un impatto di Eros e Thanatos.






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