PSICOSOMATICA ©

PSICOSOMATICA  

Potremmo dire che le malattie psicosomatiche sono delle particolari forme di “perversioni” nelle quali la pulsione ha commesso un errore, quello di non servirsi dell’attività sessuale, ma delle funzioni degli organi somatici al fine di perseguire quel godimento che sbarri la via del desiderio, della domanda d’amore e dell’elaborazione nello psichico e nella parola dell’angoscia di castrazione, come invece avviene nelle nevrosi. 

Nelle perversioni psicosomatiche, infatti, le pulsioni localizzano il godimento non solo - e non tanto - nelle zone erogene del corpo, come avviene nelle perversioni sessuali, non tanto lungo i bordi, il taglio degli orifizi corporei - ano e bocca che per questo Freud intuì come zone erogene in quanto localizzazioni delle pulsioni parziali durante le diverse fasi dello sviluppo psicosessuale del bambino, ma che invece Lacan considererà comunque proprie anche della sessualità adulta - ma anche - e soprattutto - in altre zone del corpo, in altre zone della superficie corporea, anche molto lontane dagli orifizi (malattie dermatologiche) o addirittura negli organi che, se pur interni, sono comunque introflessioni nel corpo della sua superficie, come è il caso degli organi dell’apparato digerente, in particolare il colon-retto, che può infatti diventare sede di quella grave patologia che è la rettocolite ulcerosa.

In altre parole, nelle malattie psicosomatiche, la pulsione ha come sbagliato il bersaglio: non è riuscita a collocare il godimento soltanto nelle zone erogene, ma anche nei pressi, negli organi, che per questo si ammalano, provocando una sofferenza che è del corpo, ma che contiene, come ogni sintomo psichico, anche un nucleo di godimento. Perciò la sofferenza psicosomatica, più che sofferenza del corpo, è sofferenza psichica e perciò, per il godimento che la abita, resiste alle cure e tende a recidivare

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PSICOSOMATICA 

La psicosomatica dipende da una carenza di reale: il simbolico passa nell’immaginario del corpo senza impossibile.

(B. Vandermersch)


SINTOMO PSICOSOMATICO E SINTOMO ISTERICO

C'è qualcosa che accomuna il paziente psicosomatico e il paziente isterico, ed è l'uso di un organo come sintomo, non del corpo in quanto organismo, ma del corpo in quanto parlante, in quanto "parlessere", direbbe Lacan. 

E tuttavia vi è anche una differenza radicale tra l'organo sintomo del paziente psicosomatico e l'organo sintomo del paziente isterico: solo nel primo caso l'organo "prescelto" come sintomo si ammalerà e il paziente psicosomatico diventerà - come si dice - un "malato organico", mentre, nel secondo caso, no, l'organo prescelto non si ammalerà mai e l'isterico rimarrà per sempre un nevrotico.

Per questo, in genere, l'isterico si rivolge ad uno psicoanalista, mentre lo psicosomatico va dal medico, magari per mettere in scacco entrambi, ciascuno con i propri argomenti di sintomo, che sono, sia nello psicosomatico, che nell'isterico, argomenti di corpo.

Una tale diversità di comportamento e di uso del corpo, tra uno psicosomatico e un isterico, si spiega, evidentemente, con il fatto che, a differenza dell'isterico, il paziente psicosomatico, non potendo, evidentemente, disporre della parola nel corpo come luogo di annodamento del godimento al significante, potrà finire per elegge un organo del proprio corpo, privato della parola, come luogo dove collocare il godimento: organo prescelto che assumerà la funzione di organo significante, ma di una significazione che è di godimento, e non di sapere come avviene invece per l'organo dell'isterica.

Se allora l'isterico si rivolge ad uno psicoanalista per formulare la domanda sul sapere nel corpo, lo psicosomatico, al contrario, va dal medico perché non ha da formulare alcuna domanda sul sapere, ma ha bisogno di un luogo dove collocare un godimento di cui, non volendo sapere nulla, ne fa un sintomo, e una malattia, di cui può sapere tutto solo un medico.

Se l'isterico cerca un dottore da cui estrarre un sapere sul proprio inconscio, lo psicosomatico cerca un dottore che possa guarirlo senza dargli nessun sapere.



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