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PULSIONE

Freud individuò nella pulsione quella spinta - fondamentale per la vita psichica del soggetto - “al limite tra il somatico e lo psichico” che, negli umani, si può dire, sostituisce la spinta istintuale degli animali. Diciamo sostituisce in quanto l’essere umano non è più determinato dagli istinti, che sono scritti nel corredo genetico, ma dalla parola, che invece - a differenza degli istinti - non è scritta una volta per tutte nei geni, ma inscritta nel linguaggio di volta in volta stabilito dagli uomini.

È la pulsione, quindi - e non più l’istinto - che, per Freud, si incaricherà, a seconda che prevalga, a regolarne funzioni, scopi e mete, uno dei “due principi dell’accadere psichico”, quello di “realtà” o quello di “piacere”, di proteggere gli interessi di autoconservazione dell’Io, oppure di assecondare le necessità dell’Es, che non vuole saperne di ragionare, pretendendo soltanto il proprio godimento senza limiti, fino a potere, la pulsione, disporsi, al di là dello stesso principio i piacere, al servizio dell’autodistruzione, della morte e non più della vita (“pulsione di morte”, la chiamerà, infatti, Freud). 

La pulsione, dunque, è la forza che “aggancia” il somatico e, in particolare, il sessuale, alla parola, con la conseguenza che, negli umani, la sessualità non sarà più regolata dall’istinto, ma dal significante. 

Lacan, che considera la Pulsione uno dei quattro concetti fondamentali della Psicoanalisi - insieme alla Ripetizione, all’Inconscio e al Transfert - la definirà come “ciò che rende il sessuale partecipe dell’intera vita psichica dell’individuo”, per dire che, grazie alla pulsione, non vi sarà attività sessuale che non sia stata inscritta nel significante, che non sia cioè anche attività psichica e, d’altra parte, che non vi sarà fenomeno di corpo che non sia anche fenomeno psichico. 

Per questo, un corpo umano non può essere ridotto alla sua anatomia, ad un mero insieme di organi, ad un organismo, ma è un corpo significante in quanto vi si “incorpora” la parola, la parola significante che fa dell’organismo umano un “corpo parlante”: l’uomo parla anche attraverso il proprio corpo, come le malattie psicosomatiche, ma anche altri sintomi del corpo, dimostrano. 

L’uomo parla anche col corpo tramite la pulsione e senza sapere, non solo cosa vuole dire, ma neanche che è lui a parlare in quel luogo del corpo dove la pulsione produce il suo sintomo.

Le zone elettive dove la pulsione erotizza il corpo e lo fa parlare sono quelle degli orifizi, poiché è lungo il loro bordo, lungo il loro taglio, che la pulsione disloca quel “più di godimento, quel “plus godere” che eccede la parola stessa.

Non a caso Freud considererà lo sviluppo psicosessuale del bambino come la successione delle fasi di erotizzazione - ad opera della "seduzione materna" - prima della zona orale, poi di quella anale, al cui livello, la pulsione è per Freud ancora parziale, per concludersi nella localizzazione genitale dove, sempre per Freud, la pulsione assumerà finalmente il carattere dell’interezza e non più della parzialità.

Per Lacan invece - che, considerando la voce e lo sguardo ulteriori “zone erogene”, vale a dire ulteriori luoghi di godimento, aggiungerà alla pulsione orale e a quella anale anche la pulsione a vocalizzare e la pulsione scopica, - la pulsione rimarrà sempre parziale, dal momento che la sua caratteristica è quella di essere irriducibilmente insoddisfatta.

Per questo la pulsione non vuole che ripetersi e sembra non soddisfarsi se non della sua stessa insoddisfazione, e mai dell’oggetto che vorrebbe raggiungere, anche perché l’oggetto della pulsione è, in effetti, l’oggetto perduto per sempre.



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LA PULSIONE

Qual è la grande scoperta della psicoanalisi? Che il soggetto quanto più parla di sé tanto più non sa che è lui a parlare, come dimostrano il sintomo, e ancor di più la pulsione che, localizzazione del soggetto nel corpo, è il suo parlare quanto più lontano ci sia dal fatto che sia lui a parlare.

E' esattamente in questo modo, infatti, che Lacan, in "Sovversione del soggetto e dialettica dell'inconscio (pag. 820 degli "Scritti") ci introduce al concetto di pulsione in quanto, per il soggetto, "reperimento organico, - orale, anale, ecc., - che soddisfa all'esigenza di essere tanto più lontano dal parlare quanto più si parla."

Per Lacan la pulsione, dunque, è il soggetto che ha la necessità di parlare nel luogo in cui meno sa che è lui a parlare lì, vale a dire nel proprio corpo.



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LA PULSIONE TRA FREUD E LACAN

Freud individuò nella pulsione quella spinta - fondamentale per la vita psichica del soggetto - “al limite tra il somatico e lo psichico” che, negli umani, si può dire, sostituisce la spinta istintuale degli animali. Diciamo sostituisce in quanto l’essere umano non è più determinato dagli istinti, che sono scritti nel corredo genetico, ma dalla parola, che invece - a differenza degli istinti - non è scritta una volta per tutte nei geni, ma inscritta nel linguaggio di volta in volta stabilito dagli uomini.

È la pulsione, quindi - e non più l’istinto - che, per Freud, si incaricherà, a seconda che prevalga, a regolarne funzioni, scopi e mete, uno dei “due principi dell’accadere psichico”, quello di “realtà” o quello di “piacere”, di proteggere gli interessi di autoconservazione dell’Io, oppure  di assecondare le necessità dell’Es, che non vuole saperne di ragionare, pretendendo soltanto il proprio godimento senza limiti, fino a potere, la pulsione, disporsi, al di là dello stesso principio i piacere, al servizio dell’autodistruzione, della morte e non più della vita (“pulsione di morte”, la chiamerà, infatti, Freud).

La pulsione, dunque, è la forza che “aggancia” il somatico e, in particolare, il sessuale, alla parola, con la conseguenza che, negli umani, la sessualità non sarà più regolata dall’istinto, ma dal significante.

Lacan, che considera la Pulsione uno dei quattro concetti fondamentali della Psicoanalisi - insieme alla Ripetizione, all’Inconscio e al Transfert - la definirà come “ciò che rende il sessuale partecipe dell’intera vita psichica dell’individuo”, per dire che, grazie alla pulsione, non vi sarà attività sessuale che non sia stata inscritta nel significante, che non sia cioè anche attività psichica e, d’altra parte, che non vi sarà fenomeno di corpo che non sia anche fenomeno psichico.

Per questo, un corpo umano non può essere ridotto alla sua anatomia, ad un mero insieme di organi, ad un organismo, ma è un corpo significante in quanto vi si “incorpora” la parola, la parola significante che fa dell’organismo umano un “corpo parlante”: l’uomo parla anche attraverso il proprio corpo, come le malattie psicosomatiche, ma anche altri sintomi del corpo, dimostrano.

L’uomo parla anche col corpo tramite la pulsione e senza sapere, non solo cosa vuole dire, ma neanche che è lui a parlare in quel luogo del corpo dove la pulsione produce il suo sintomo.

Le zone elettive dove la pulsione erotizza il corpo e lo fa parlare sono quelle degli orifizi, poiché è lungo il loro bordo, lungo il loro taglio, che la pulsione disloca quel “più di godimento, quel “plus godere” che eccede la parola stessa.

 Non a caso Freud considererà lo sviluppo psicosessuale del bambino come la successione delle fasi di erotizzazione - ad opera della "seduzione materna" - prima della zona orale, poi di quella anale, al cui livello, la pulsione è per Freud ancora parziale, per concludersi nella localizzazione genitale dove, sempre per Freud, la pulsione assumerà finalmente il carattere dell’interezza e non più della parzialità.

Per Lacan invece - che, considerando la voce e lo sguardo ulteriori “zone erogene”, vale a dire ulteriori luoghi di godimento, aggiungerà alla pulsione orale e a quella anale anche la pulsione a vocalizzare e la pulsione scopica, - la pulsione rimarrà sempre parziale, dal momento che la sua caratteristica è quella di essere irriducibilmente insoddisfatta.

Per questo la pulsione non vuole che ripetersi e sembra non soddisfarsi se non della sua stessa insoddisfazione, e mai dell’oggetto che vorrebbe raggiungere, anche perché l’oggetto della pulsione è, in effetti, l’oggetto perduto per sempre.


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DENARO E PULSIONE

Denaro e Pulsione non sono che due forze, due spinte dello stesso ordine.

La prima serve alla economia materiale, la seconda alla economia psichica, ma entrambe tendono a perdere, oggi, il loro carattere di "mezzi" - il denaro per procurare beni e servizi individuali e collettivi, la pulsione per dirigere la libido verso investimenti affettivi e di crescita psicologica - per assumere invecesempre più quello di "fini", come purtroppo frequentemente vediamo accadere nell'uno e nell'altro caso.

Vale a dire, il denaro sempre più elevato a puro fine di se stesso, il denaro per il denaro, il denaro utilizzato esclusivamente per produrre altro denaro, come è il caso della finanza speculativa sempre più agguerrita, implacabile, cinica, distruttiva, e non per essere invece utilizzato come mezzo per procurare benessere come è il caso dell'economia cosiddetta reale perché basata sul lavoro. E, parimenti, la pulsione, sempre più distolta da qualsiasi meta utile, di vita, per essere finalizzata a produrre puro godimento, ancora, e poi ancora altro, fino allo sfinimento.

Denaro e pulsione, dunque, sempre più asserviti alla logica non del loro utilizzo, non di un sapersene e potersene servire per qualcosa, ma a quella della "ripetizione" fine a se stessa e infinita, come strumenti di godimento in sé, di un godimento che, come dice Lacan, non serve a niente.

Per questo, oggi l'imperativo di essere sempre "fatti" di denaro, di pulsione: soggetti di puro godimento, altrimenti si è solo "sfigati".

L'effetto di tale ossessione per l'accumulo di denaro e di pulsioni non può che essere, nel tempo, il logoramento delle risorse e una distruttività cronica ed inesorabile del benessere sociale e della salute dei singoli.

Freud aveva capito che esiste una pulsione che, sganciata da qualsiasi finalità di vita e non più regolata dal principio di piacere, si colloca al di là di questo, al di là del principio di piacere. Egli la chiamò "pulsione di morte" in quanto al servizio non della vita, ma della morte, non di Eros, ma di Thanatos.

Allo stesso modo esiste oggi un impiego del denaro prevalentemente finalizzato al suo accumulo e dunque sottratto a funzione di mezzo per il benessere collettivo. Esiste un uso del denaro al di là del denaro che, come la pulsione di morte, al di là dell'apparente ricchezza di pochi e del consumismo a tutti i costi imposto dal nuovo Capitalismo, non può che produrre, in effetti, se non l'impoverimento di tanti e la distruzione delle risorse di tutti.


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