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Quando serve rivolgersi allo psicoanalista

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • feb 16, 2024

Perché la psicoanalisi fa bene

Partiamo dalla premessa che, come Freud ha dimostrato, la vita psichica dell'essere umano è intessuta dal sistema delle pulsioni e non da quello biologico. E' sostenuta - per dirla con Lacan - da quell'apparato di montaggio e smontaggio delle pulsioni che "rende la sessualità partecipe dell'intera vita psichica del soggetto", e non dalla logica evolutiva della biologia.

In altre parole, le
pulsioni, in quanto forze al limite tra il somatico e lo psichico - come le definisce Freud - entrano nella catena significante investendo lo psichico del sessuale. Di conseguenza, possiamo dire che, sostanzialmente, lo psichismo è il sessuale, ovvero non può esistere azione o funzione psichica che non sia contaminata dal sessuale, come, d'altra parte, non può esistere atto sessuale che non sia anche azione psichica. Con la psicoanalisi freudiana cade l'antinomia tra psiche e sesso: non può più reggersi, se non nell'immaginario,  il dualismo tra fenomeno psichico puro, da una parte, e sessualità solo animale dall'altra. Una manifestazione psichica che sia solo psichica e un'azione sessuale che sia solo sessuale sono  astrazioni immaginarie, poiché, nel soggetto, vita psichica e vitta sessuale sono irrimediabilmente embricate l'una nell'altra e non possono disgiungersi.


Se dunque sono le pulsioni a dominare e annodare vita psichica e vita sessuale - la vita psichica essendo, negli umani, dominata dal sesso e non dalla biologia cerebrale e quella sessuale dallo psichico e non dall'istinto - l'essere umano è di conseguenza impossibilitato a raggiungere la propria soddisfazione poiché la pulsione - questa la scoperta freudiana - è strutturalmente insoddisfatta poiché l'oggetto del soddisfacimento pulsionale è l'oggetto perduto. A differenza dell'oggetto del desiderio, che è l'oggetto mancante, quello della pulsione è l'oggetto perduto. Il primo sta dal lato della madre, del corpo della madre, il secondo dal lato del bambino, del corpo del bambino.


La pulsione non può trovare dunque la propria soddisfazione, se non parzialmente, ed è per questo destinata a "soddisfarsi della sua stessa insoddisfazione", come infatti avviene quando essa prende la via della sublimazione.

Vale a dire che la pulsione, ricercando un oggetto che non può mai essere ritrovato, non può smettere di continuare a cercarlo.
La pulsione si soddisfa quindi della sua stessa insoddisfazione e della ripetizione cui è costretta e a cui costringe il soggetto. La soddisfazione pulsionale nell'insoddisfazione stessa e nella ripetizione è il godimento al quale non ci si può sottrarre: è il godimento senza oggetto, il godimento autistico del soggetto.

Possiamo dire che la pulsione è ciò che si ripete, è ciò che si soddisfa della ripetizione infinita del suo giro intorno ad un oggetto che non c'è, intorno ad un vuoto.
 
La condizione umana, pertanto, è quella condizione in cui s
oddisfazione e insoddisfazione non sono in opposizione, ma coesistono, coesistono strutturalmente, nel senso che è impossibile disgiungerle, è impossibile distinguerle, come invece si propongono il sistema delle filosofie e le religioni.

Ciò rende ragione del fatto che, come Freud aveva capito,
l'uomo è destinato a sopportare la coesistenza di due condizioni classicamente considerate antinomiche e incompatibili tra di loro: psiche e sesso, soddisfazione e insoddisfazione pulsionali.

Ora, è proprio
la struttura irriducibilmente antinomica e contraddittoria del soggetto a  renderlo, non solo costituzionalmente insoddisfatto, ma anche esposto, in molti casi, e per vari motivi propri della singolarità di ciascuno, ad avvertire come non più sopportabile l'indistinguibilità della soddisfazione dalla insoddisfazione.  E' in questo caso che il soggetto può arrivare a quel "troppo di sofferenza", a quel "trop de mal", come dice Lacan, tale da spingerlo a chiedere l'aiuto di uno psicoanalista.

Ecco a cosa serve un'analisi, ad aiutare il soggetto a ritrovare la possibilità di stare meglio pur nella propria irriducibile insoddisfazione, a rendere più sopportabile l'irriducibile indistinguibilità tra soddisfazione e insoddisfazione, tra vita psichica e vita sessuale.


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Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 25 mar, 2024
L'odio non tollera la domanda
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 20 gen, 2024
Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
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PER SEMPRE Una delle più grandi bugie che gli esseri umani, credendovi, scambiano per verità, è che possano decidere, prestabilire, fare in modo, assicurare e rassicurarsi che qualcosa che li riguardi possa durare per sempre. Sono soprattutto gli amanti a cadere in quest' inganno , dal momento che, come si sa, vorrebbero che il loro amore naturalmente non finisse mai , che durasse per sempre , che quella contingenza che è il loro innamoramento da " qualcosa che ha cessato di non scrivers i" diventasse ora " qualcosa che non cessi più di scriversi ", che da una possibilità diventasse una necessità; che il loro potesse essere, per sempre, un amore necessario . Certo, amori che durano per sempre - il per sempre di un'intera vita, e anche oltre - sono possibili, ce ne sono stati e ce ne saranno ancora. Ne abbiamo esempi. Significherà pure qualcosa che Francesca riconoscerà il ""per sempre" del suo amore per Paolo , " questi che mai da me non fia diviso ", solo nell'Inferno, come se il "per sempre" di un amore impossibile fosse non un premio, ma una condanna! Gli uomini non sono padroni di nessun "per sempre" che sia affidato alle loro intenzioni per quanto convinte, o alla loro parola, alla parola data, come si dice. Gli uomini, al contrario, non possono essere di parola perché la parola che pronunciamo è sempre interferita da una parola altra , quella che non pronunciamo e che non conosciamo, ma che esiste dentro di noi prima di quella che pronunciamo e che pensiamo sia la sola e unica nostra parola: "io ho una sola parola!" diciamo nella promessa , credendoci e dunque ingannandoci, naturalmente. E' il nostro inconscio, non una "cattiva volontà" di venire meno alla parola, che, offrendocene sempre un'altra, ci rende non di parola, ci rende impossibile la promessa. Perché una parola data rimanga tale è necessario allora che diventi parola scritta, anche se possiamo sottoscrivere una parola, e mai un amore. Proprio per questo gli uomini hanno bisogno dei contratti scritti (contratto=parola "con-tratto", ma anche parola "contratta": con tratto di scrittura, contratta nello scritto, la parola, non l'amore, l'amore non potrà mai essere "contratto" perché l'amore è sempre e solo dell'ordine del discorso e mai della scrittura ). Il "per sempre" che invece esiste è proprio quello che l'uomo non può stabilire e nei confronti del quale può fare ben poco, quello che appartiene al reale. Il reale è ciò di cui l'uomo non può esser padrone mediante la parola perché non entra mai nella parola. La parola che si dice inganna perché è sempre simbolica e mai del reale, non è altro che un significante che, come tale, scivola sempre su altri significanti. La parola autentica è quella che non si sa di dire o quella che non si dice, come avviene in analisi. Il "per sempre" dunque, il vero per sempre è quello che - in quanto del reale - fa da disturbo, da inciampo a quei "per sempre" -simbolici, o immaginari - di cui l'uomo si "riempie la bocca" e che crede di poter stabilire e suggellare nel tempo mediante la sue facili e innumerevoli promesse. #persempre #contingenza #necessità #amorepersempre #reale #simbolico #immaginario #lacan #paroladata #parolascritta #dottegidiotommasoerricopsicoanalistasalerno
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