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Il segreto della psicoanalisi

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • gen 13, 2024

Lo scopo della cura psicoanalitica

IL SEGRETO DELLA PSICOANALISI

A differenza di ciò che si propongono
la psichiatria e anche molte psicoterapie non psicoanalitiche, lo scopo della cura psicoanalitica  non ha tanto a che fare con il sintomo psichico - benché è pure indispensabile che un sintomo ci sia affinché un'analisi possa avviarsi, poiché è solo a partire dal proprio sintomo che un paziente può formulare una domanda di aiuto - ma con il soggetto, nel senso che lo scopo di un'analisi non è quello di curare o risolvere un sintomo, bensì quello di aiutare il soggetto a vivere meglio, con o senza il proprio sintomo.

Con o senza il proprio sintomo significa che, per la psicoanalisi freudiana, il sintomo psichico - perciò detto psicoanalitico - è ciò di cui il soggetto non solo soffre, ma anche ciò di cui egli, in qualche modo, si serve sia, in alcuni casi, per "dire" qualcosa di sé che non riesce a dire mediante la parola, e sia per "sostenersi" nella propria struttura psichica che, come si sa, è "bucata"(l'etimologia di sintomo è, infatti, "tenere insieme").

Lacan attribuirà poi al sintomo anche un'ulteriore funzione, quella del "godimento", con ciò intendendo che il sintomo è anche il mezzo di cui l'inconscio si serve per ottenere un proprio segreto godimento, un godimento al soggetto stesso "ignoto", come, precorrendo Lacan, lo stesso Freud aveva già intuito ne "L'uomo dei topi" (1909).

In altre parole, il sintomo è anche ciò che l'inconscio produce per ottenere un proprio godimento a scapito del soggetto, che invece ne può soltanto soffrire.

E' per questo che del proprio sintomo è così difficile liberarsi: è difficile liberarsi di una sofferenza che da un'altra parte produce anche un godimento!

Se però è così difficile liberarsene, non è detto che non si possa trovare un modo per non soffrirne tanto, e il modo è quello di cambiare la posizione soggettiva nei confronti del sintomo stesso, e cioè farne qualcosa di diverso da una malattia: da ciò che fa soffrire il soggetto a ciò di cui servirsi, non per far godere l'inconscio, ma per far godere il soggetto stesso.

Insomma, da ciò che la fa da padrone, condizionando in tutto la vita del soggetto, a ciò di cui, al contrario, il soggetto possa servirsi per padroneggiare di più il proprio inconscio, il proprio desiderio, le proprie pulsioni.

E' esattamente questo il senso della traduzione che Lacan fa della famosa frase di Freud: "
Who Es war, soll Ich werden", lì dove era l'Es lì io in quanto soggetto dovrò produrmi, io come soggetto - sottolinea Lacan - e non come un Io, come invece hanno tradotto gli psicologi dell'Io.

Questo dunque lo scopo dell'analisi, non sconfiggere un sintomo, ma fare del sintomo ciò che serve al soggetto e non all'inconscio.

E come può essere mai che in analisi si riesca a produrre un tale spostamento del soggetto nei confronti del proprio sintomo, come da ciò che fa soffrire a ciò di cui potersi servire? Come può avvenire questo cambiamento di godimento, e cioè come è possibile passare da un godimento dell'inconscio al godimento del soggetto?

E' possibile grazie al fatto che l'analisi ha scoperto il segreto della cura e ha imparato a servirsene, un segreto mediante il quale essa stessa si costituisce ed opera, un segreto cui Freud ha dato il nome di
transfert.

Nessun cambiamento di posizione del soggetto nei confronti del proprio sintomo e del proprio modo di godere può avvenire se egli non si ritrovi, come si dice,
sotto transfert, vale a dire implicato in quel fenomeno, che è proprio della relazione tra un paziente e il proprio analista e che l'analista deve, per questo, stare molto attento a favorire e a non ostacolare.


E' esattamente questo il motivo per cui una qualsiasi interpretazione psicoanalitica, anche la più "azzeccata", che non venga formulata sotto transfert risulta essere del tutto inefficace.

Può essere perciò solo il transfert psicoanalitico a far sì che "who Es war, soll Ich werden", che dove è l'Es, lì si produrrà un soggetto.

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Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
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PER SEMPRE Una delle più grandi bugie che gli esseri umani, credendovi, scambiano per verità, è che possano decidere, prestabilire, fare in modo, assicurare e rassicurarsi che qualcosa che li riguardi possa durare per sempre. Sono soprattutto gli amanti a cadere in quest' inganno , dal momento che, come si sa, vorrebbero che il loro amore naturalmente non finisse mai , che durasse per sempre , che quella contingenza che è il loro innamoramento da " qualcosa che ha cessato di non scrivers i" diventasse ora " qualcosa che non cessi più di scriversi ", che da una possibilità diventasse una necessità; che il loro potesse essere, per sempre, un amore necessario . Certo, amori che durano per sempre - il per sempre di un'intera vita, e anche oltre - sono possibili, ce ne sono stati e ce ne saranno ancora. Ne abbiamo esempi. Significherà pure qualcosa che Francesca riconoscerà il ""per sempre" del suo amore per Paolo , " questi che mai da me non fia diviso ", solo nell'Inferno, come se il "per sempre" di un amore impossibile fosse non un premio, ma una condanna! Gli uomini non sono padroni di nessun "per sempre" che sia affidato alle loro intenzioni per quanto convinte, o alla loro parola, alla parola data, come si dice. Gli uomini, al contrario, non possono essere di parola perché la parola che pronunciamo è sempre interferita da una parola altra , quella che non pronunciamo e che non conosciamo, ma che esiste dentro di noi prima di quella che pronunciamo e che pensiamo sia la sola e unica nostra parola: "io ho una sola parola!" diciamo nella promessa , credendoci e dunque ingannandoci, naturalmente. E' il nostro inconscio, non una "cattiva volontà" di venire meno alla parola, che, offrendocene sempre un'altra, ci rende non di parola, ci rende impossibile la promessa. Perché una parola data rimanga tale è necessario allora che diventi parola scritta, anche se possiamo sottoscrivere una parola, e mai un amore. Proprio per questo gli uomini hanno bisogno dei contratti scritti (contratto=parola "con-tratto", ma anche parola "contratta": con tratto di scrittura, contratta nello scritto, la parola, non l'amore, l'amore non potrà mai essere "contratto" perché l'amore è sempre e solo dell'ordine del discorso e mai della scrittura ). Il "per sempre" che invece esiste è proprio quello che l'uomo non può stabilire e nei confronti del quale può fare ben poco, quello che appartiene al reale. Il reale è ciò di cui l'uomo non può esser padrone mediante la parola perché non entra mai nella parola. La parola che si dice inganna perché è sempre simbolica e mai del reale, non è altro che un significante che, come tale, scivola sempre su altri significanti. La parola autentica è quella che non si sa di dire o quella che non si dice, come avviene in analisi. Il "per sempre" dunque, il vero per sempre è quello che - in quanto del reale - fa da disturbo, da inciampo a quei "per sempre" -simbolici, o immaginari - di cui l'uomo si "riempie la bocca" e che crede di poter stabilire e suggellare nel tempo mediante la sue facili e innumerevoli promesse. #persempre #contingenza #necessità #amorepersempre #reale #simbolico #immaginario #lacan #paroladata #parolascritta #dottegidiotommasoerricopsicoanalistasalerno
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