Cosa succede oggi alla psicoanalisi?

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • 7 novembre 2017


Cosa è che sta succedendo oggi nel campo dell’insegnamento della psicoanalisi, e forse anche in quello della sua pratica? Prendendo spunto da Miller, sembra che oggi vi sia una tendenza a seguire il modello della religione dei romani del basso impero, e cioè un modello caratterizzato da un sincretismo e da un eclettismo che comportano che, non sapendo a che santo votarsi, si finisca col votarsi a tutti i santi, a tutti gli dei, conosciuti e sconosciuti, per tenerseli buoni tutti e aumentare così il mercato della offerta di “psicoanalisi”, sia a livello del suo insegnamento, sia a livello della sua applicazione alla cura. In conseguenza di ciò sembra si sia arrivati al punto che dovunque ci sia una scuola di formazione che abbia un acronimo che finisca con psicodinamico o psicoanalitico o in qualsiasi stanza si ritrovino a parlare uno psicoterapeuta e un paziente, si stia insegnando psicoanalisi o curando con la psicoanalisi; allo stesso tempo, dentro e fuori di quelle sedi, quel campo definito e individuato come psicoanalisi è sistematicamente attaccato, denigrato, smontato, fino ad essere considerato superato, morto. L’insegnamento e la pratica attuali della psicoanalisi, insomma, piuttosto che muoversi, svilupparsi e anche magari tormentarsi, ma comunque all’interno di quel campo riconosciuto per il fatto di “tenere” un suo assetto di stabile conseguenzialità logica lungo uno sviluppo storico, fatto anche anche di vacillamenti, che attraversa un tempo iniziato cent’anni fa, sembrano sempre più riguardare, invece, una molteplicità di campi, di suggestioni, di innesti e intersezioni che si compenetrano, mutano, si assemblano tra di loro secondo la logica “del vediamo cosa è meglio ora”, in linea con le nuove tendenze filosofiche, culturali, o scientifiche e neuroscientifiche, ma soprattutto secondo quella del mercato della richiesta: “cambio e offro all’istante il mio prodotto, lo adeguo prontamente, alle richieste di mercato del momento”, e siccome il mercato attuale, in obbedienza al discorso del capitalismo post moderno, è quello improntato dalla logica “dell’usa e getta” e “del tutto e subito”, ecco che la nuova psicoanalisi diventa ad hoc psicoanalisi breve, supportata dalle neuroscienze, cui chiede avallo e certificazione di credibilità scientifica. L’inconscio non serve? Sa di antico? E’ superato? Che problema c’è, basta sostituirlo con il neurone, soprattutto con i neuroni a specchio e il gioco è fatto. La psicoanalisi che funziona è quella che serve al momento, e non quella che ha dimostrato la sua efficacia nel tempo. Ecco dunque che, come facevano i romani del basso impero che quando arrivavano da qualche parte si informavano dei culti e degli dei locali e si “mettevano a sgozzare tutto ciò che bisognava perché l’insieme di quegli dei conosciuti e sconosciuti fossero pacificati” così si è pronti a sacrificare l’agnello dell’insegnamento e della pratica ai nuovi, e magari sconosciuti, dei dello scientismo e del mercato del momento. Invece, dobbiamo tenere presente, con Miller, che in questo modo non si fa altro che confondere l’insegnamento, e la pratica della psicoanalisi, con le informazioni, gli apporti e i contributi dei nuovi saperi e delle nuove difficoltà o esigenze di formazione, di apprendimento e di cura.. Insomma piuttosto che allargare progressivamente il campo della psicoanalisi per potervi includere al suo interno tutti i nuovi dei, è bene invece riconsiderare l’utilità di muoversi ancor di più all’interno di quel sapere che si costruisce, e si ricostruisce continuamente, “a partire da un certo numero di presupposti, a partire da un certo numero di assiomi, a partire da un postulato. E poi quel che si deve fare è sperimentare dove porti questo postulato … sapere se tiene, ed è precisamente nell’impasse delle conseguenze di questo postulato, nell’impasse, negli arresti, nelle vaccillazioni delle conseguenze di un postulato, che si hanno delle chance, effettivamente, di verificare di che cosa si tratti. Per questo bisogna provare ad andare fino in fondo nel filo del proprio postulato e se se ne cominciano a trarre parecchie che sono contraddittorie ci si sbarazza del postulato”. Questo il metodo del sapere e della scienza, non quello "usa e getta" del pronto sbarazzarsi del postulato per sostituirlo subito con un altro secondo la logica delle suggestioni dello scientismo e delle sollecitazioni del mercato. Ora chi è che dimostra di andare fino in fondo nel vacillare del postulato da cui parte? lo psicotico. Il cammino della scienza è più prossimo a quello dello psicotico, anche se a differenza di quest’ultimo che del suo delirio non se ne sbarazza mai, il postulato del sapere della scienza, se proprio non funziona la scienza se ne sbarazza. Non è il caso del postulato dell’inconscio. Per questo il cammino di Lacan, il suo insegnamento è così prossimo, così vicino, così intimo a quello dello psicotico. Lacan, come Freud, è andato fino in fondo.

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Freud ha dimostrato che la perversione è un non volerne sapere nulla, ma proprio nulla, della castrazione. Una doppia negazione dunque: "non è vero che non c'è il fallo lì dove non posso fare a meno di volere che ci sia". Freud ha chiamato " Verleugnung " questo meccanismo di rigetto, di ripudio della realtà della castrazione. Lacan, riprendendo la questione dal punto di vista della " castrazione della madre ", mette in rilievo come il perverso non tolleri che l'Altro sia "bucato" , sia mancante cioè proprio di quello che gli serve per assicurarsi il proprio godimento, un godimento che egli deve necessariamente prelevare "nel luogo dell'Altro", e che non sopporta possa essere interdetto dalle ragioni dell'Altro, in buona sostanza, non tollera che il proprio godimento possa trovare un limite nel desiderio dell'Altro. Il perverso è dunque colui che si serve della "Verleugnung" (diniego, doppia negazione) per impedire che il desiderio dell'Altro interrompa il proprio godimento , come dire: "il tuo desiderio si oppone al mio interesse? Disturba la stabilità della mia posizione e la certezza delle mie convinzioni? Bene, neanche mi chiedo il perché, faccio prima a rigettarlo di sana pianta, non ne tengo alcun conto, per il semplicissimo motivo che esiste una sola posizione, la mia." In altre parole il perverso non riconosce la differenza dell'Altro , per questo è, appunto, "indifferente" alle ragioni dell'Altro - laddove invece il nevrotico ne soffre - è indifferente alla realtà. Non dice, all'Altro, "è vero che tu non sei d'accordo con me, ma non lo sopporto" - che è invece la posizione del nevrotico, ovvero sia il riconoscimento che l'Altro sta dicendo qualcosa di diverso che lui non sopporta, sia il riconoscimento che lui non lo sopporta, un "doppio riconoscimento", dunque, che aprirebbe comunque ad una dialettica - ma dice, più radicalmente: "non è vero che tu non sei d'accordo con me", confondendo e facendo spesso vacillare la realtà nell 'Altro! Una "doppia negazione", appunto, come a dire che nell'universo mondo non c'è che una sola verità, la sua! E' esattamente questa la posizione di godimento del perverso. Per questo, possiamo dire, che qualsiasi comportamento tendente a disconoscere le istanze altrui, quando queste costituiscono un limite al godimento soggettivo, può essere considerato un comportamento di perversità , come può esserlo, per esempio, in una coppia, quello di un partner che si rifiuti di prendere atto del desiderio dell'altro di volersi, per esempio, separare: si rifiuta di prenderne atto per continuare a farlo sussistere nel ruolo dì partner anche se questi se ne dichiara fuori. E' il caso dello stalking, che infatti è un comportamento perverso. In altre parole, il rapporto perverso non può essere interrotto , poiché si fonda sulla complicità inconscia, di distruggere la castrazione in ciascuno dei partner, di distruggere cioè il desiderio come causa del legame della coppia per sostituirlo con il godimento, in maniera da s congiurare il rischi, insopportabile per il perverso, di poter amare, il rischio, per i p due partner bloccati dal patto perverso, di innamorarsi l'uno dell'altro. Occorre cioè che il godimento nel plagiare l'Altro si incastri con il godimento dell'Altro a farsi plagiare. Da questo patto diabolico, dalla complicità perversa all'interno di una coppia - ma anche all'interno di un gruppo, di un'Associazione, di un'Istituzione, di una Setta - a collaborare attivamente per costruire e difendere la sola Verità possibile, ossia che non vi è nessuna castrazione in ciascuno, non è dunque possibile uscirne , prima di tutto perché l'angoscia che si scatenerebbe in seguito a una tale ipotesi entra a far parte sin dall'inizio dello stesso patto perverso, anzi ne costituisce il cemento, e poi anche perché il rischio di ritorsioni, terribili, anche omicide, è altissimo per chi voglia tirarsi fuori dal gioco, poiché rompere il patto perverso significa infliggere la pena insopportabile della castrazione. Molti femminicidi ne sono un esempio, e, nella Storia, la santa Inquisizione, i roghi, le Crociate ne sono altri. Quali azioni di stalking sistematici possono esserci piu delle "crociate" anche moderne contro tutte le posizioni discordanti da ciò che è ritenuta l'unica verità vera da imporre anche sotto minaccia di morte? In conclusione, è perverso ogni atteggiamento, posizione o comportamento che si basi sul disconoscimento di quella separazione tra gli esseri che di fatto è già data per avvenuta in qualsiasi contesto umano, e che è posta a fondamento dell'amore e della vita.
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