Luoghi comuni da sfatare

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • 7 novembre 2017

Chi l'ha detto che chi va dallo psicoanalista è pazzo?

8 luoghi comuni da sfatare sulle psicoterapie

Pazzia, depressione e malattie mentali in generale sono oggetto di una lunga serie di pregiudizi duri a morire. Chi non ha mai avuto un disturbo del genere non riesce a comprendere che cosa significhi e tende a farsi delle idee sbagliate al riguardo: nascono così i luoghi comuni. Un altro tipo di miti deriva invece da un'ignoranza collettiva sulla materia: spesso ci si improvvisa tuttologi, si parla per sentito dire. In questo modo il mondo della salute mentale si circonda sempre più di un alone di mistero che lo rende quasi inquietante. Ma le malattie psichiche sono problematiche all'ordine del giorno, che potrebbero riguardare ciascuno di noi e dei nostri cari: è bene quindi informarsi a dovere.


  • "Chi va dallo psicologo è pazzo"
    Il pazzo è una persona che non ha un contatto con il mondo reale. Chi va dallo psicologo invece è consapevole di avere un rapporto fragile con la realtà. "Sono le persone più equilibrate quelle che vanno a farsi curare", dice lo psicologo Adriano Stefani. "Tra l'altro in genere non si tratta di coloro che appaiono più sani: la gente arrogante spesso cela una grande insicurezza e non si concede di avere un contatto con se stessi tale da potersi mettere in gioco".

  • "Depressione e disturbi di panico si curano solo con i farmaci"
    Per quanto riguarda la depressione e i disturbi di panico esiste il mito secondo cui la terapia debba essere esclusivamente farmacologica. "I farmaci sono efficaci nel trattamento dell’episodio depressivo, ma hanno un effetto limitato nella prevenzione delle ricadute. In questo caso serve la psicoterapia", dice Giovanni Andrea Fava, professore di psicologia clinica presso l'Università di Bologna.

  • "I discorsi degli psicotici non hanno senso"
    "Un luogo comune è che l'attività mentale degli psicotici manchi di un senso, che i loro discorsi siano 'insalata di parole' e che, più in generale, la persona psicotica non sia in relazione con gli altri, che sia persa o chiusa in un suo mondo inaccessibile", afferma lo psicologo e psicoterapeuta Maurizio Brasini. "È falso. Il pensiero e i discorsi degli psicotici hanno invece una logica, ed è possibile avere un dialogo e una relazione con loro. Per certi versi, le persone psicotiche sono persino più sensibili del normale alla relazione, poiché fanno meno caso alla logica ordinaria che, ad esempio, organizza i contenuti dei nostri dialoghi".

  • "I disturbi alimentari riguardano solo le donne"
    "L’anoressia maschile è un fenomeno degli ultimi 10 anni e rispetto a quella femminile la proporzione è di 1 a 10. Ma si tratta comunque di un disagio sempre più diffuso", afferma Elena Riva, psicoterapeuta, psicanalista e socio fondatore dell' Istituto Minotauro. "La sintomatologia degli uomini non è sovrapponibile a quella delle donne, ma entrambe hanno a che fare con la realizzazione di un corpo che rappresenti un ideale. Quello femminile è pura energia senza materia, mentre quello maschile è robusto e muscoloso: l’anoressica aspira a perdere peso, mentre l’anoressico a trasformare la massa grassa in massa muscolare. Un ragazzo affetto da anoressia tende ad assumere cibo iperproteico e a fare molta attività fisica".

  • "Le persone affette da malattie mentali sono diverse"
    Alle persone affette da disturbi mentali si associa spesso un senso di separazione, di diversità e di incurabilità. Proprio per questo il malato ha paura a rendere nota la propria problematica. "Il disagio mentale è qualcosa che appartiene a noi come esseri umani, è il 'gas di scarico' della mente", afferma Roberto Di Rubbo, medico chirurgo e specialista in psicoterapia e psichiatria. "Il disagio mentale sta alla base di tutte le persone, ma qualcuno lo sviluppa in maniera più intensa. I pazienti psicotici non sono marziani, ma persone con un disagio connesso con l’esistenza stessa della mente".

  • "Entrare in contatto con il proprio profondo ha una funzione catartica"
    "Un grosso mito è quello che entrare in contatto con alcuni aspetti del proprio profondo sia di per sé curativo, che grosso modo la sofferenza psichica sia qualcosa che sta incastrato là dentro e che bisogna solo trovare il modo per farla uscire", spiega lo psicologo e psicoterapeuta Maurizio Brasini. "Prendere contatto con il proprio dolore non è di per sé curativo. Sono altri i meccanismi che portano alla guarigione, come il riconsiderare in chiave diversa ciò che ci ha fatto soffrire. Le strade del cambiamento sono legate alla possibilità di esplorare se stessi insieme agli altri".

  • "L'anoressia è la malattia delle modelle"
    "Considerare l'anoressia come la malattia delle modelle è un'ingiustizia", sostiene Elena Riva, psicoterapeuta, psicanalista e socio fondatore dell' Istituto Minotauro. "Le anoressiche non diventano anoressiche perché vogliono imitare le modelle. Sia il corpo delle modelle sia quello anoressico rappresentano il corpo ideale della femminilità contemporanea, con l'annullamento delle connotazioni materne: ma l’uno non è causa dell’altro. L'anoressia non insorge solo perché si vuole diventare più carine: questa è a volte la causa detonante, ma le cause profonde sono altre, come un'idea di sé inadeguata rispetto agli obiettivi di eccellenza che la persona anoressica tende a preporsi".

  • "L'effetto della psicoterapia è esclusivamente psicologico"
    Si tende a pensare che mentre la farmacoterapia ha un effetto biologico, la psicoterapia ne ha uno psicologico. "Invece la psicoterapia ha anche un effetto biologico: diversi studi dimostrano infatti che laddove produca effetti sintomatologici si può associare a modificazioni cerebrali biologiche", spiega Giovanni Andrea Fava, professore di psicologia clinica presso l'Università di Bologna.


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Freud ha dimostrato che la perversione è un non volerne sapere nulla, ma proprio nulla, della castrazione. Una doppia negazione dunque: "non è vero che non c'è il fallo lì dove non posso fare a meno di volere che ci sia". Freud ha chiamato " Verleugnung " questo meccanismo di rigetto, di ripudio della realtà della castrazione. Lacan, riprendendo la questione dal punto di vista della " castrazione della madre ", mette in rilievo come il perverso non tolleri che l'Altro sia "bucato" , sia mancante cioè proprio di quello che gli serve per assicurarsi il proprio godimento, un godimento che egli deve necessariamente prelevare "nel luogo dell'Altro", e che non sopporta possa essere interdetto dalle ragioni dell'Altro, in buona sostanza, non tollera che il proprio godimento possa trovare un limite nel desiderio dell'Altro. Il perverso è dunque colui che si serve della "Verleugnung" (diniego, doppia negazione) per impedire che il desiderio dell'Altro interrompa il proprio godimento , come dire: "il tuo desiderio si oppone al mio interesse? Disturba la stabilità della mia posizione e la certezza delle mie convinzioni? Bene, neanche mi chiedo il perché, faccio prima a rigettarlo di sana pianta, non ne tengo alcun conto, per il semplicissimo motivo che esiste una sola posizione, la mia." In altre parole il perverso non riconosce la differenza dell'Altro , per questo è, appunto, "indifferente" alle ragioni dell'Altro - laddove invece il nevrotico ne soffre - è indifferente alla realtà. Non dice, all'Altro, "è vero che tu non sei d'accordo con me, ma non lo sopporto" - che è invece la posizione del nevrotico, ovvero sia il riconoscimento che l'Altro sta dicendo qualcosa di diverso che lui non sopporta, sia il riconoscimento che lui non lo sopporta, un "doppio riconoscimento", dunque, che aprirebbe comunque ad una dialettica - ma dice, più radicalmente: "non è vero che tu non sei d'accordo con me", confondendo e facendo spesso vacillare la realtà nell 'Altro! Una "doppia negazione", appunto, come a dire che nell'universo mondo non c'è che una sola verità, la sua! E' esattamente questa la posizione di godimento del perverso. Per questo, possiamo dire, che qualsiasi comportamento tendente a disconoscere le istanze altrui, quando queste costituiscono un limite al godimento soggettivo, può essere considerato un comportamento di perversità , come può esserlo, per esempio, in una coppia, quello di un partner che si rifiuti di prendere atto del desiderio dell'altro di volersi, per esempio, separare: si rifiuta di prenderne atto per continuare a farlo sussistere nel ruolo dì partner anche se questi se ne dichiara fuori. E' il caso dello stalking, che infatti è un comportamento perverso. In altre parole, il rapporto perverso non può essere interrotto , poiché si fonda sulla complicità inconscia, di distruggere la castrazione in ciascuno dei partner, di distruggere cioè il desiderio come causa del legame della coppia per sostituirlo con il godimento, in maniera da s congiurare il rischi, insopportabile per il perverso, di poter amare, il rischio, per i p due partner bloccati dal patto perverso, di innamorarsi l'uno dell'altro. Occorre cioè che il godimento nel plagiare l'Altro si incastri con il godimento dell'Altro a farsi plagiare. Da questo patto diabolico, dalla complicità perversa all'interno di una coppia - ma anche all'interno di un gruppo, di un'Associazione, di un'Istituzione, di una Setta - a collaborare attivamente per costruire e difendere la sola Verità possibile, ossia che non vi è nessuna castrazione in ciascuno, non è dunque possibile uscirne , prima di tutto perché l'angoscia che si scatenerebbe in seguito a una tale ipotesi entra a far parte sin dall'inizio dello stesso patto perverso, anzi ne costituisce il cemento, e poi anche perché il rischio di ritorsioni, terribili, anche omicide, è altissimo per chi voglia tirarsi fuori dal gioco, poiché rompere il patto perverso significa infliggere la pena insopportabile della castrazione. Molti femminicidi ne sono un esempio, e, nella Storia, la santa Inquisizione, i roghi, le Crociate ne sono altri. Quali azioni di stalking sistematici possono esserci piu delle "crociate" anche moderne contro tutte le posizioni discordanti da ciò che è ritenuta l'unica verità vera da imporre anche sotto minaccia di morte? In conclusione, è perverso ogni atteggiamento, posizione o comportamento che si basi sul disconoscimento di quella separazione tra gli esseri che di fatto è già data per avvenuta in qualsiasi contesto umano, e che è posta a fondamento dell'amore e della vita.
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