LA PSICOANALISI NON È PER TUTTI

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • 9 luglio 2025

La psicoanalisi non è per tutti

A chi si rivolge la psicoanalisi in quanto cura? Per chi è indicata?

Non certo per tutti: nessuna psicoterapia può essere per tutti.

Non bisogna però confondere il "non per tutti" con l'assunto che esistano pazienti adatti all'analisi e pazienti non adatti solo sulla base di fattori come, per esempio, l'età, lo stato sociale, il livello culturale, e nemmeno sulla base di criteri "clinici" come, ad esempio, la supposta gravità della malattia o la diagnosi. In altre parole, su criteri, per così dire, estrinseci alla domanda del paziente.

Dire che la psicoanalisi non è per tutti significa invece che la psicoanalisi non è per chi si aspetta soluzioni immediate o guarigioni rapide e definitive, grazie all'azione di sostanze o di strategie prescritte dal dottore - in quanto ritenuto colui che possiede il segreto della guarigione da ogni male - e somministrabili indiscriminatamente a chiunque, ma, piuttosto, significa che la psicoanalisi è solo per chi, soffrendo, anche molto, anche troppo, la richieda, spinto dal desiderio convinto, non solo di
stare meglio, ma anche e soprattutto di riuscirci attraverso la parola, la parola che racconta di lui e che lo interroga, la parola che si sente di di voler rivolgere, non a chiunque, ma a chi, come lo psicoanalista, sia in grado di ascoltarla e di interpretarla. Per dirla in breve, l'analisi è solo per chi, stando male, ne fa domanda. Per questo un'analisi non può partire dalla domanda di un altro, della madre, del padre, del partner, ecc., ma solo da chi, personalmente, ne sente la necessità, per sé stesso, non per altri.

La psicoanalisi dunque è solo per chi la richiede ed è disposto a credere nel
potere trasformativo della parola, di quella parola che, postulando l'inconscio, porti, non solo ad un sapere inedito su di sé, ma anche ad un saperci fare col proprio sintomo e con la propria sofferenza, per farne qualcosa di diverso da un sintomo e da una sofferenza.

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Freud ha dimostrato che la perversione è un non volerne sapere nulla, ma proprio nulla, della castrazione. Una doppia negazione dunque: "non è vero che non c'è il fallo lì dove non posso fare a meno di volere che ci sia". Freud ha chiamato " Verleugnung " questo meccanismo di rigetto, di ripudio della realtà della castrazione. Lacan, riprendendo la questione dal punto di vista della " castrazione della madre ", mette in rilievo come il perverso non tolleri che l'Altro sia "bucato" , sia mancante cioè proprio di quello che gli serve per assicurarsi il proprio godimento, un godimento che egli deve necessariamente prelevare "nel luogo dell'Altro", e che non sopporta possa essere interdetto dalle ragioni dell'Altro, in buona sostanza, non tollera che il proprio godimento possa trovare un limite nel desiderio dell'Altro. Il perverso è dunque colui che si serve della "Verleugnung" (diniego, doppia negazione) per impedire che il desiderio dell'Altro interrompa il proprio godimento , come dire: "il tuo desiderio si oppone al mio interesse? Disturba la stabilità della mia posizione e la certezza delle mie convinzioni? Bene, neanche mi chiedo il perché, faccio prima a rigettarlo di sana pianta, non ne tengo alcun conto, per il semplicissimo motivo che esiste una sola posizione, la mia." In altre parole il perverso non riconosce la differenza dell'Altro , per questo è, appunto, "indifferente" alle ragioni dell'Altro - laddove invece il nevrotico ne soffre - è indifferente alla realtà. Non dice, all'Altro, "è vero che tu non sei d'accordo con me, ma non lo sopporto" - che è invece la posizione del nevrotico, ovvero sia il riconoscimento che l'Altro sta dicendo qualcosa di diverso che lui non sopporta, sia il riconoscimento che lui non lo sopporta, un "doppio riconoscimento", dunque, che aprirebbe comunque ad una dialettica - ma dice, più radicalmente: "non è vero che tu non sei d'accordo con me", confondendo e facendo spesso vacillare la realtà nell 'Altro! Una "doppia negazione", appunto, come a dire che nell'universo mondo non c'è che una sola verità, la sua! E' esattamente questa la posizione di godimento del perverso. Per questo, possiamo dire, che qualsiasi comportamento tendente a disconoscere le istanze altrui, quando queste costituiscono un limite al godimento soggettivo, può essere considerato un comportamento di perversità , come può esserlo, per esempio, in una coppia, quello di un partner che si rifiuti di prendere atto del desiderio dell'altro di volersi, per esempio, separare: si rifiuta di prenderne atto per continuare a farlo sussistere nel ruolo dì partner anche se questi se ne dichiara fuori. E' il caso dello stalking, che infatti è un comportamento perverso. In altre parole, il rapporto perverso non può essere interrotto , poiché si fonda sulla complicità inconscia, di distruggere la castrazione in ciascuno dei partner, di distruggere cioè il desiderio come causa del legame della coppia per sostituirlo con il godimento, in maniera da s congiurare il rischi, insopportabile per il perverso, di poter amare, il rischio, per i p due partner bloccati dal patto perverso, di innamorarsi l'uno dell'altro. Occorre cioè che il godimento nel plagiare l'Altro si incastri con il godimento dell'Altro a farsi plagiare. Da questo patto diabolico, dalla complicità perversa all'interno di una coppia - ma anche all'interno di un gruppo, di un'Associazione, di un'Istituzione, di una Setta - a collaborare attivamente per costruire e difendere la sola Verità possibile, ossia che non vi è nessuna castrazione in ciascuno, non è dunque possibile uscirne , prima di tutto perché l'angoscia che si scatenerebbe in seguito a una tale ipotesi entra a far parte sin dall'inizio dello stesso patto perverso, anzi ne costituisce il cemento, e poi anche perché il rischio di ritorsioni, terribili, anche omicide, è altissimo per chi voglia tirarsi fuori dal gioco, poiché rompere il patto perverso significa infliggere la pena insopportabile della castrazione. Molti femminicidi ne sono un esempio, e, nella Storia, la santa Inquisizione, i roghi, le Crociate ne sono altri. Quali azioni di stalking sistematici possono esserci piu delle "crociate" anche moderne contro tutte le posizioni discordanti da ciò che è ritenuta l'unica verità vera da imporre anche sotto minaccia di morte? In conclusione, è perverso ogni atteggiamento, posizione o comportamento che si basi sul disconoscimento di quella separazione tra gli esseri che di fatto è già data per avvenuta in qualsiasi contesto umano, e che è posta a fondamento dell'amore e della vita.
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