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L'analisi è la messa in causa del soggetto

Egidio T. Errico • gen 10, 2021
In analisi, come si sa, l'analista opera sotto transfert, vale a dire che solo se l'analizzante può indirizzare al proprio analista, non più una qualsiasi richiesta di aiuto, ma una domanda di riconoscimento di sé come di chi soffre di qualcosa che chiede di essere riferita a qualcuno affinché l'ascolti e possa interpretarla - è esattamente questo il transfert psicoanalitico - allora possiamo dire di trovarci all'interno dell'esperienza di una psicoanalisi vera e propria.

Ora, che in una stanza si ritrovino un paziente e uno psicoanalista non basta a che quello che tra di loro possa avvenire è scontato che sia un'analisi, cioè non è sufficiente che si attivi un transfert.

Affinché un transfert possa impiantarsi, occorre che l'analista lo permetta, ma non attraverso un "fare", o un'operazione di "tecnica" attiva, bensì, piuttosto, al contrario, attraverso la rinuncia a qualsiasi azione che non sia quella di mettersi in posizione di ascolto e lasciare che a dire sia il paziente.

La posizione di ascolto di cui si tratta, però, non ha niente a che vedere con l'ascolto che un soggetto che tace può concedere ad un altro soggetto che parla, ma ha che vedere col fatto che chi ascolta, l'analista, lo fa destituendosi proprio come soggetto.

Cosa significa? Come è possibile ascoltare un proprio simile destituendosi, o addirittura - ancora meglio - annullandosi come soggetto, senza confondere questa posizione con quella dell'indifferenza a ciò che l'altro dice?

E' possibile solo nella misura in cui l'analista non permette a se stesso di essere tirato in causa come soggetto dal discorso che il paziente gli rivolge.

Il discorso dell'analizzante è il discorso che deve mettere in causa un solo soggetto, l'analizzante stesso, pur essendo rivolto ad un Altro, l'analista, che opera però in funzione di destituzione soggettiva, vale a dire, non come interlocutore dialettico di una relazione speculare (l'altro), ma come funzione simbolica, cioè come un "terzo", un Altro, in altri termini come un Significante, un "significante qualunque" dirà Lacan

 L'analista non opera dunque in funzione di soggetto, e men che meno opera in funzione di un Io. 

Se l'analista, in analisi, sotto transfert, opera, come abbiamo visto, non in funzione di soggetto, allora significa che opera in funzione di "oggetto", in particolare di un oggetto "scarto", di un oggetto cioè che sa farsi da parte al fine di poter essere piuttosto un "oggetto-causa", causa della soggettivazione del paziente (o del suo desiderio, il che è poi la stessa cosa). 

In sintesi, l'analista non si costituisce come soggetto, bensì come ciò che causa un soggetto.

Tant'è che, come Lacan scrupolosamente dimostra nel suo famoso "Intervento sul transfert", fu proprio quando Freud, senza accorgersene, entrò, nella scena dell'analisi con Dora, come soggetto - quando cioè intervenne su Dora a partire dalle proprie convinzioni e dai propri pregiudizi, dunque dal proprio controtransfert, senza invece averlo messo da parte - che Dora interruppe la propria analisi con Freud.
 
Concludendo, laddove si stabilisce una relazione cosiddetta di "intersoggettività", è allora che non si è in analisi, o non si è ancora in analisi, in quanto il paziente si trova ancora sotto l'effetto della suggestione operata su di lui dalla soggettività dell'analista, in quanto il sol fatto che l'analista sia lì in funzione di soggetto fa sì che quello che si impianta sia una "suggestione" e non un transfert.

 Diversamente, l'analisi può avviarsi solo quando l'analista è in grado di potersi ecclissare come soggetto per lasciarvi quel "posto vuoto" su cui possa venire ad impiantarsi, e insistere, il transfert: quel transfert cui solo la destituzione dell'analista, in quanto soggetto di suggestione, ha potuto cessare di farvi da ostacolo, per permetterne la messa in movimento, e affinché un'analisi possa dunque accadere.

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Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
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