Poiché l'essere umano, a partire dal distacco dalla madre, e in conseguenza del fatto che è stato raggiunto dalla parola che lo ha separato dalla natura per introdurlo nell'ordine sociale, ha irrimediabilmente perduto qualcosa (il legame originariamente narcisistico con la propria mamma) e dunque è radicalmente e strutturalmente mancante (l'essere è una mancanza-ad-essere, dice Lacan), sarà di conseguenza alla continua ricerca di ciò che ha perduto, quell'oggetto prezioso originariamente condiviso tra sé e la madre, cui Lacan darà il nome di "oggetto piccolo a".
Questa tensione di continua ricerca di ciò di cui ci sentiamo mancanti a causa della perdita originaria, costituisce il desiderio, che si configura come "struttura di mancanza" e dunque come base della domanda d'amore.
Noi amiamo, infatti, nel tentativo di ritrovare nell'altro quello che abbiamo originariamente perduto per sempre, e che l'altro però non può darci se non in "sostituzione", e dunque in maniera sempre insoddisfacente.
In altre parole, noi ci innamoriamo dell'altro quando, per qualche ragione (puramente immaginaria) e per come ci appare, pensiamo - immaginiamo appunto - che egli possegga proprio quello che abbiamo perduto, quello che non abbiamo più, quello di cui manchiamo: per questo possiamo dire che l'innamoramento avviene sempre lungo la via del narcisismo.
Solo che, dopo questa iniziale illusione narcisistica, siamo destinati ad accorgerci, prima o poi, che anche l'altro è a sua volta mancante, e proprio di quello che noi cerchiamo: lì dove pensiamo egli serbi per noi quello che a noi manca, il prezioso oggetto perduto, lì invece troviamo un... buco! Cosa che farà dire a Lacan che "l'amore è dare quello che non si ha" e che "non esiste Altro dell'Altro".
Questa scoperta mette a dura prova l'amore, perché apre all'esperienza della delusione: "ecco, non sei quello che mi aspettavo", "mi deludi", "non mi soddisfi veramente", "non mi capisci veramente" eccetera, tutte frasi che vogliono dire: "in fondo non mi dai proprio quello che da te mi aspettavo e di cui ho bisogno". Frasi che sono dell'ordine dell'appello: le frasi che frequentemente si ripetono i partner dopo l'idillio iniziale della luna di miele dell'innamoramento.
A questo punto, al punto della delusione, le vie possibili sono due: o quella di continuare a credere che l'altro possa comunque darci quello che ci manca, costringendosi a "soddisfare tutti i nostri desideri" così come ce lo siamo aspettato: "devi cambiare!" (amore narcisistico, che però non ha lunga vita o molto successo se non nella finzione, e dunque per lo più destinato a finire, spesso anche tragicamente), oppure, quella di innamorarci proprio del fatto che l'altro è diverso da noi, ha altro di cui possiamo godere, di innamorarci cioè proprio del fatto che non può darci quello che vorremmo, di innamorarci della sua mancanza appunto, e voler esseri amati per la mancanza che anche noi siamo per il nostro partner: "ti manco?"
Insomma l'amore può darsi solo nella logica dell'essere e non in quella dell'avere, e dunque, se l'innamoramento non può che seguire la via del narcisismo, l'amore può continuare solo lungo quella della sua rinuncia.