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Non può darsi amore se non nella rinuncia del narcisismo

Egidio T. Errico • gen 06, 2021

Non può darsi amore se non nella rinuncia del narcisismo

Poiché l'essere umano, a partire dal distacco dalla madre, e in conseguenza del fatto che è stato raggiunto dalla parola che lo ha separato dalla natura per introdurlo nell'ordine sociale, ha irrimediabilmente perduto qualcosa (il legame originariamente narcisistico con la propria mamma) e dunque è radicalmente e strutturalmente mancante (l'essere è una mancanza-ad-essere, dice Lacan), sarà di conseguenza alla continua ricerca di ciò che ha perduto, quell'oggetto prezioso originariamente condiviso tra sé e la madre, cui Lacan darà il nome di "oggetto piccolo a".

Questa tensione di continua ricerca di ciò di cui ci sentiamo mancanti a causa della perdita originaria, costituisce il desiderio, che si configura come "struttura di mancanza" e dunque come base della domanda d'amore.

Noi amiamo, infatti, nel tentativo di ritrovare nell'altro quello che abbiamo originariamente perduto per sempre, e che l'altro però non può darci se non in "sostituzione", e dunque in maniera sempre insoddisfacente.

In altre parole, noi ci innamoriamo dell'altro quando, per qualche ragione (puramente immaginaria) e per come ci appare, pensiamo - immaginiamo appunto - che egli possegga proprio quello che abbiamo perduto, quello che non abbiamo più, quello di cui manchiamo: per questo possiamo dire che l'innamoramento avviene sempre lungo la via del narcisismo.

Solo che, dopo questa iniziale illusione narcisistica, siamo destinati ad accorgerci, prima o poi, che anche l'altro è a sua volta mancante, e proprio di quello che noi cerchiamo: lì dove pensiamo egli serbi per noi quello che a noi manca, il prezioso oggetto perduto, lì invece troviamo un... buco! Cosa che farà dire a Lacan che "l'amore è dare quello che non si ha" e che "non esiste Altro dell'Altro". 

Questa scoperta mette a dura prova l'amore, perché apre all'esperienza della delusione: "ecco, non sei quello che mi aspettavo", "mi deludi", "non mi soddisfi veramente", "non mi capisci veramente" eccetera, tutte frasi che vogliono dire: "in fondo non mi dai proprio quello che da te mi aspettavo e di cui ho bisogno". Frasi che sono dell'ordine dell'appello: le frasi che frequentemente si ripetono i partner dopo l'idillio iniziale della luna di miele dell'innamoramento.

A questo punto, al punto della delusione, le vie possibili sono due: o quella di continuare a credere che l'altro possa comunque darci quello che ci manca, costringendosi a "soddisfare tutti i nostri desideri" così come ce lo siamo aspettato: "devi cambiare!" (amore narcisistico, che però non ha lunga vita o molto successo se non nella finzione, e dunque per lo più destinato a finire, spesso anche tragicamente), oppure, quella di innamorarci proprio del fatto che l'altro è diverso da noi, ha altro di cui possiamo godere, di innamorarci cioè proprio del fatto che non può darci quello che vorremmo, di innamorarci della sua mancanza appunto, e voler esseri amati per la mancanza che anche noi siamo per il nostro partner: "ti manco?"

Insomma l'amore può darsi solo nella logica dell'essere e non in quella dell'avere, e dunque, se l'innamoramento non può che seguire la via del narcisismo, l'amore può continuare solo lungo quella della sua rinuncia.

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Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
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