I RISCHI DEL MATRIMONIO

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • 27 settembre 2019

Non vi è rapporto se vi è equivalenza

Il matrimonio consente ad una coppia il suo ingresso nell'ordine simbolico . In questo senso fa sì che una coppia sia assoggettata ad una Legge. In altri termini il matrimonio fa di due amanti due soggetti di diritti e di doveri condivisi. E questo è indubbio. La coppia riceve delle garanzie e un riconoscimento: entra a far parte del patto sociale, ma in cambio accetta - il più delle volte senza saperlo - un rischio. Anzi spesso si inganna confondendo la garanzia della Legge con la garanzia dell' amore . L'amore, si sa, non può essere garantito dal matrimonio, anzi è messo a rischio. Perché?

Perché il poter essere, un uomo e una donna, oltre che amanti, anche soggetti di diritti, se da una parte porta loro il vantaggio di un riconoscimento sociale in quanto coppia legittimata, dall'altra comporta il rischio di schiacciare la loro alterità , in particolare l'alterità della donna, che è, tra i due, quella che, a differenza dell'uomo, ha dalla sua qualcosa in più: quella di esser non-tutta sotto l'egemonia del significante fallico , e meno male!

Il matrimonio tende dunque a schiacciare quell'alterità che serve all'amore, alterità fondamentale che, oggi, forse è ancor di più schiacciata perché il matrimonio si avvale per questo anche del diritto di famigli a che - giustamente - rende pari i diritti dell'uno e i diritti dell'altra, si avvale - giustamente - anche del principio delle pari opportunità , a cominciare dal diritto allo stesso cognome, si avvale - giustamente - anche del diritto per entrambi al lavoro, si avvale - giustamente - anche della moda unisex, della equa distribuzione dei lavori domestici e dell'accudimento dei figli.

Bene: un uomo e una donna, sposandosi, entrano nel gioco di rendersi somiglianti , narcisisticamente somiglianti, riconoscendosi e rispecchiandosi sempre più l'uno nell'altra, in ciò che li rende simili, uguali, piuttosto che in ciò che li rende diversi, "altro", all'uno e all'altra.

Il matrimonio ha il potere di trasformare due "sconosciuti" in due soggetti che si conoscono pressocché in tutto, senza mistero, in due soggetti equivalenti.

Dove c'è equivalenza però, ci può essere intesa, armonia - forse - ma non può esserci rapporto , non può esserci rapporto d'amore , perché l'amore è messo in causa dal desiderio e il desiderio è possibile solo tra due che sappiano rendersi non equivalenti, anche un po' enigmatici, vale a dire che sappiano rendersi, ognuno, anche "altro per l'altra", in particolare, sappiano, entrambi, mettersi in rapporto con l' Altro sesso , che, come dice Lacan, è sempre, per entarmbi, una donna , perché una donna è dotata del dono di essere anche l'Altra donna, sia per il suo uomo, sia per lei stessa: l'Altra donna nel senso di incarnare anche quella parte di una donna che, consentita dalla natura del suo godimento , le permette di potere essere sempre non-tutta riducibile al significante - e al godimento - fallico, cosa che invece è tipicamente dell'uomo. In questo senso, nella misura in cui in una coppia vi prenda parte anche l'Altra donna della donna stessa, questa Altra donna rappresenta quell' eccezione che permette a due soggetti equivalenti, rendendoli non equivalenti, di annodarsi tra di loro in un rapporto e non solo di rispecchiarsi reciprocamente in un non-rapporto . Per questo Lacan assegna ad una donna il valore di " sinthomo " per un uomo, nel senso di ciò che tiene insieme in un rapporto: "In effetti, se il non-rapporto procede dall'equivalenza, è nella misura in cui non c'è equivalenza che si struttura il rapporto. [...] Laddove c'è rapporto c'è nella misura in cui c'è sinthomo, vale a dire in cui l'altro sesso è supportato dal sinthomo. Mi sono permesso di dire che il sinthomo è precisamente il sesso a cui non appartengo, cioè una donna. (Il Seminario, libro XXIII, il Sinthom o, pag. 97).

Per questo spesso le coppie litigano, per cercare di ritrovare quell'alterità, quell'eccezione che, opponendosi alle somiglianze narcisitiche che si crede di doversi assicurare, permette l'amore. Vale a dire di ritrovare quell'alterità che solo una donna è maggiormente in grado di incarnare e che però, spesso, spaventa l'uomo: lo spaventa di poterla rirovare, l'Altra donna, quindi l'Altro sesso, nella propria donna, credendo invece sia meglio e più sicuro andare a ritrovarla in qualsiasi altra che non sia la sua, perché è sempre preferibile, per un uomo, che la sua resti invece confinata nelle coordinate dell'equivalenza garantita dalle mura domestiche. Le donne invece non vogliono essere equivalenti, anche se mostrano di desiderarlo fortemente, almeno non vogliono esserlo del tutto. Una donna vuole essere per il suo uomo, al tempo stesso, il suo equivalente e il suo non-equivalente, la sua donna e anche l'Altra donna, il suo sinthomo, perché le donne sanno che quella è la via dell'amore.
---
Se l'uomo ha inventato il matrimonio, una donna, una per una, sa come inventare, ogni volta, l'amore.

Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 15 giugno 2025
Freud ha dimostrato che la perversione è un non volerne sapere nulla, ma proprio nulla, della castrazione. Una doppia negazione dunque: "non è vero che non c'è il fallo lì dove non posso fare a meno di volere che ci sia". Freud ha chiamato " Verleugnung " questo meccanismo di rigetto, di ripudio della realtà della castrazione. Lacan, riprendendo la questione dal punto di vista della " castrazione della madre ", mette in rilievo come il perverso non tolleri che l'Altro sia "bucato" , sia mancante cioè proprio di quello che gli serve per assicurarsi il proprio godimento, un godimento che egli deve necessariamente prelevare "nel luogo dell'Altro", e che non sopporta possa essere interdetto dalle ragioni dell'Altro, in buona sostanza, non tollera che il proprio godimento possa trovare un limite nel desiderio dell'Altro. Il perverso è dunque colui che si serve della "Verleugnung" (diniego, doppia negazione) per impedire che il desiderio dell'Altro interrompa il proprio godimento , come dire: "il tuo desiderio si oppone al mio interesse? Disturba la stabilità della mia posizione e la certezza delle mie convinzioni? Bene, neanche mi chiedo il perché, faccio prima a rigettarlo di sana pianta, non ne tengo alcun conto, per il semplicissimo motivo che esiste una sola posizione, la mia." In altre parole il perverso non riconosce la differenza dell'Altro , per questo è, appunto, "indifferente" alle ragioni dell'Altro - laddove invece il nevrotico ne soffre - è indifferente alla realtà. Non dice, all'Altro, "è vero che tu non sei d'accordo con me, ma non lo sopporto" - che è invece la posizione del nevrotico, ovvero sia il riconoscimento che l'Altro sta dicendo qualcosa di diverso che lui non sopporta, sia il riconoscimento che lui non lo sopporta, un "doppio riconoscimento", dunque, che aprirebbe comunque ad una dialettica - ma dice, più radicalmente: "non è vero che tu non sei d'accordo con me", confondendo e facendo spesso vacillare la realtà nell 'Altro! Una "doppia negazione", appunto, come a dire che nell'universo mondo non c'è che una sola verità, la sua! E' esattamente questa la posizione di godimento del perverso. Per questo, possiamo dire, che qualsiasi comportamento tendente a disconoscere le istanze altrui, quando queste costituiscono un limite al godimento soggettivo, può essere considerato un comportamento di perversità , come può esserlo, per esempio, in una coppia, quello di un partner che si rifiuti di prendere atto del desiderio dell'altro di volersi, per esempio, separare: si rifiuta di prenderne atto per continuare a farlo sussistere nel ruolo dì partner anche se questi se ne dichiara fuori. E' il caso dello stalking, che infatti è un comportamento perverso. In altre parole, il rapporto perverso non può essere interrotto , poiché si fonda sulla complicità inconscia, di distruggere la castrazione in ciascuno dei partner, di distruggere cioè il desiderio come causa del legame della coppia per sostituirlo con il godimento, in maniera da s congiurare il rischi, insopportabile per il perverso, di poter amare, il rischio, per i p due partner bloccati dal patto perverso, di innamorarsi l'uno dell'altro. Occorre cioè che il godimento nel plagiare l'Altro si incastri con il godimento dell'Altro a farsi plagiare. Da questo patto diabolico, dalla complicità perversa all'interno di una coppia - ma anche all'interno di un gruppo, di un'Associazione, di un'Istituzione, di una Setta - a collaborare attivamente per costruire e difendere la sola Verità possibile, ossia che non vi è nessuna castrazione in ciascuno, non è dunque possibile uscirne , prima di tutto perché l'angoscia che si scatenerebbe in seguito a una tale ipotesi entra a far parte sin dall'inizio dello stesso patto perverso, anzi ne costituisce il cemento, e poi anche perché il rischio di ritorsioni, terribili, anche omicide, è altissimo per chi voglia tirarsi fuori dal gioco, poiché rompere il patto perverso significa infliggere la pena insopportabile della castrazione. Molti femminicidi ne sono un esempio, e, nella Storia, la santa Inquisizione, i roghi, le Crociate ne sono altri. Quali azioni di stalking sistematici possono esserci piu delle "crociate" anche moderne contro tutte le posizioni discordanti da ciò che è ritenuta l'unica verità vera da imporre anche sotto minaccia di morte? In conclusione, è perverso ogni atteggiamento, posizione o comportamento che si basi sul disconoscimento di quella separazione tra gli esseri che di fatto è già data per avvenuta in qualsiasi contesto umano, e che è posta a fondamento dell'amore e della vita.
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 1 giugno 2025
Relazione presentata alla Psicomed Spring School "Desiderio e gratificazione tra Neuroscienze e Psicoanalisi" 30 maggio - 1 giugno 2025 - Parco tecnologico e Polo didattico IRCCS Neuromed -Pozzilli (IS)
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 2 marzo 2025
E' la mancanz a che non deve mancare
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 5 ottobre 2024
Si può amare solo a partire dalla propria castrazione
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 21 luglio 2024
This is a subtitle for your new post
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 25 maggio 2024
Relazione presentata all'evento FAD della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica il 24 maggio 2024
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 25 marzo 2024
L'odio non tollera la domanda
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 16 febbraio 2024
Perché la psicoanalisi fa bene
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 20 gennaio 2024
Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 14 gennaio 2024
evo vedere l'osso
Altri post