L'AMORE E LA REALIZZAZIONE DEL DESIDERIO

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • 23 novembre 2017


Oggi siamo sempre più ossessionati dalla necessità di soddisfare ogni desiderio , anzi dal desiderio, potremmo dire, di non avere alcun desiderio e di pensare solo a godere .
Godere sembra infatti essere l'unico imperativo della nostra contemporaneità.
Al tempo stesso quello di cui maggiormente ci lamentiamo è di ritrovarci sempre soli e di quanto ci appaia difficile, se non impossibile, incontrare l'Altro, e l' amore .

L'Altro che invece molto più facilmente incontriamo è l'altro del godimento, non quello dell'amore: Il cosiddetto trombamico, per intenderci.
Quell'altro cioè che tende a costituirsi per lo più come complice, come strumento di un godimento che non può che essere dell'ordine dell' autoerotico , dal momento che il godimento è sempre e solo dell'Uno, dell'Uno senza l'Altro, e dunque possibile solo nella condizione del narcisismo , solo nel registro dell' Immaginario , tanto per dirlo in un altro modo.

Ma lì dove non vi è che soddisfazione immediata del bisogno di godere, più che del desiderio, l'Altro non può essere mai veramente incontrato, in quanto la soddisfazione immediata del desiderio è sempre dell'ordine dell' allucinatorio e dell'autoerotico.
E' sempre puramente immaginaria: è solo godimento.

Il desiderio umano invece è tale in quanto non può essere mai soddisfatto del tutto. Anzi è tale in quanto fa da barriera alla necessità non procrastinabile del godimento. Lo procrastina infatti, non lo annulla, lo rinvia. A cosa? Al discorso amoroso. Il desiderio, possiamo dire, è ciò che fa sì che il godimento possa attendere di diventare discorsivo, di inserirsi nel discorso amoroso.

La possibilità, infatti, di incontrare l'Altro non segue mai la via della soddisfazione del desiderio, ma della sua frustrazione, in quanto solo lungo questa via il desiderio può trasformarsi in domanda: in fondo l'Altro si incontra solo se sappiamo renderci un po' "isterici", se sappiamo cioè mantenere anche un po' insoddisfatto il nostro desiderio, o meglio, se siamo in grado di concepire l'Altro non come l'oggetto della soddisfazione del nostro desiderio, ma come il destinatario di una domanda, come l'Altro della domanda e non come l'Altro del desiderio.

L'Altro, il vero Altro, quello appunto con la A maiuscola, l'Altro alloerotico, è chi risponde alla domanda, ma frustra il desiderio.

L'Altro che invece accetta di essere soltanto il polo della soddisfazione del desiderio, evita la frustrazione ma non risponde alla domanda: è un altro autoerotico, l'altro con la a minuscola, "l'altro di me e non l'Altro da me", e di conseguenza non può mai essere l'Altro della domanda d'amore del soggetto .

In amore, paradossalmente, l'Altro risponde frustrando il desiderio.
Perché i desideri si realizzano nel sogno, non in amore.
L'amore -contrariamente a quello che si pensa e che si vorrebbe- è infatti il luogo della causa del desiderio e non il luogo del suo soddisfacimento.

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Freud ha dimostrato che la perversione è un non volerne sapere nulla, ma proprio nulla, della castrazione. Una doppia negazione dunque: "non è vero che non c'è il fallo lì dove non posso fare a meno di volere che ci sia". Freud ha chiamato " Verleugnung " questo meccanismo di rigetto, di ripudio della realtà della castrazione. Lacan, riprendendo la questione dal punto di vista della " castrazione della madre ", mette in rilievo come il perverso non tolleri che l'Altro sia "bucato" , sia mancante cioè proprio di quello che gli serve per assicurarsi il proprio godimento, un godimento che egli deve necessariamente prelevare "nel luogo dell'Altro", e che non sopporta possa essere interdetto dalle ragioni dell'Altro, in buona sostanza, non tollera che il proprio godimento possa trovare un limite nel desiderio dell'Altro. Il perverso è dunque colui che si serve della "Verleugnung" (diniego, doppia negazione) per impedire che il desiderio dell'Altro interrompa il proprio godimento , come dire: "il tuo desiderio si oppone al mio interesse? Disturba la stabilità della mia posizione e la certezza delle mie convinzioni? Bene, neanche mi chiedo il perché, faccio prima a rigettarlo di sana pianta, non ne tengo alcun conto, per il semplicissimo motivo che esiste una sola posizione, la mia." In altre parole il perverso non riconosce la differenza dell'Altro , per questo è, appunto, "indifferente" alle ragioni dell'Altro - laddove invece il nevrotico ne soffre - è indifferente alla realtà. Non dice, all'Altro, "è vero che tu non sei d'accordo con me, ma non lo sopporto" - che è invece la posizione del nevrotico, ovvero sia il riconoscimento che l'Altro sta dicendo qualcosa di diverso che lui non sopporta, sia il riconoscimento che lui non lo sopporta, un "doppio riconoscimento", dunque, che aprirebbe comunque ad una dialettica - ma dice, più radicalmente: "non è vero che tu non sei d'accordo con me", confondendo e facendo spesso vacillare la realtà nell 'Altro! Una "doppia negazione", appunto, come a dire che nell'universo mondo non c'è che una sola verità, la sua! E' esattamente questa la posizione di godimento del perverso. Per questo, possiamo dire, che qualsiasi comportamento tendente a disconoscere le istanze altrui, quando queste costituiscono un limite al godimento soggettivo, può essere considerato un comportamento di perversità , come può esserlo, per esempio, in una coppia, quello di un partner che si rifiuti di prendere atto del desiderio dell'altro di volersi, per esempio, separare: si rifiuta di prenderne atto per continuare a farlo sussistere nel ruolo dì partner anche se questi se ne dichiara fuori. E' il caso dello stalking, che infatti è un comportamento perverso. In altre parole, il rapporto perverso non può essere interrotto , poiché si fonda sulla complicità inconscia, di distruggere la castrazione in ciascuno dei partner, di distruggere cioè il desiderio come causa del legame della coppia per sostituirlo con il godimento, in maniera da s congiurare il rischi, insopportabile per il perverso, di poter amare, il rischio, per i p due partner bloccati dal patto perverso, di innamorarsi l'uno dell'altro. Occorre cioè che il godimento nel plagiare l'Altro si incastri con il godimento dell'Altro a farsi plagiare. Da questo patto diabolico, dalla complicità perversa all'interno di una coppia - ma anche all'interno di un gruppo, di un'Associazione, di un'Istituzione, di una Setta - a collaborare attivamente per costruire e difendere la sola Verità possibile, ossia che non vi è nessuna castrazione in ciascuno, non è dunque possibile uscirne , prima di tutto perché l'angoscia che si scatenerebbe in seguito a una tale ipotesi entra a far parte sin dall'inizio dello stesso patto perverso, anzi ne costituisce il cemento, e poi anche perché il rischio di ritorsioni, terribili, anche omicide, è altissimo per chi voglia tirarsi fuori dal gioco, poiché rompere il patto perverso significa infliggere la pena insopportabile della castrazione. Molti femminicidi ne sono un esempio, e, nella Storia, la santa Inquisizione, i roghi, le Crociate ne sono altri. Quali azioni di stalking sistematici possono esserci piu delle "crociate" anche moderne contro tutte le posizioni discordanti da ciò che è ritenuta l'unica verità vera da imporre anche sotto minaccia di morte? In conclusione, è perverso ogni atteggiamento, posizione o comportamento che si basi sul disconoscimento di quella separazione tra gli esseri che di fatto è già data per avvenuta in qualsiasi contesto umano, e che è posta a fondamento dell'amore e della vita.
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