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E' UN OGGETTO CHE CI RAPPRESENTA

Egidio T. Errico • mag 03, 2019

Il soggetto umano è un soggetto in perdita


L'idea che, quando stabiliamo dei rapporti interpersonali , finache con le persone che amiamo o addirittura con con il nostro partner, sia possibile mettere tutto in comune, senza riserve e senza esclusioni, metterci totalmente in gioco cioè, è un'idea puramente immaginaria .

Non possiamo entrare in rapporto con con i nostri simili se non come soggetti in perdita . Questo vuol dire che non possiamo presentarci all'altro attraverso un discorso che ci comprenda interamente, che non esiste relazione interpersonale in cui tutto ciò che ci appartiene possa essere messo in circolazione, nello scambio, vuol dire che il soggetto umano è insuffiiciente a rappresentarsi interamente e dunque vuol dire che se vogliamo entrare in una vera relazione dobbiamo sapere che ci perdiamo sempre qualcosa, che a qualcosa dobbiamo rinunciare.

Del resto è esperienza comune quella di sentire che non riusciamo mai a mettere veramente, come pure vorremmo, tutto in comune con l'altro, neanche con la persona amata, e che qualcosa di noi rimane invece sempre esclusa. Quando diciamo: "tu non mi capisci", oppure "mi sento solo" -pur in presenza dell'altro- vuol dire proprio questo: che entriamo in relazione pagando il prezzo di una perdita.

E tuttavia dobbiamo anche sapere che questa perdita non è un male, anche se molte volte non ci sembra sopportabile: non è un male, anzi è un bene perché è la condizione stessa di un rapporto vero. Non si può entrare in rapporto con nessuno se non costituendosi come " esseri mancanti ". Non è possibile alcun discorso se non a partire da una mancanza, da una perdita.

Lacan la chiama " perdita di godimento ", e quando non la si sopporta è allora che i rapporti diventano narcisistici . Insomma per entrare in rapporto con l'altro è necessario che ci disponiamo ad una perdita di narcisismo , di godimento dunque. Ma va detto pure che quello che perdiamo lo possiamo ritrovare in qualcosa che ci rappresenti parzialmente e che mettiamo in comune con l'altro come "oggetto di scambio" : uno sguardo, la nostra voce, una frase, un gesto, un bacio, un dono.

Ecco perché negli scambi sociali condivisi, nei legami interpersonali, acquistano importanza gli oggetti, anche banali, ma che assumono il valore enorme di servire a recuperare proprio quella perdita inevitabile di godimento che, come abbiamo visto, è il pre requisito necessario per costituirci come esseri sociali . Il " Disagio della Civiltà " di cui parla Freud è proprio l'effetto di questa rinuncia al godimento, di questa perdita narcissitica che paghiamo come prezzo per stare con gli altri ed evitare l'isolamento autistico.

Insomma, se pure, nel rappresentarci all'altro, siamo "soggetti in perdita", è attraverso oggetti parziali che ci sosteniamo come soggetti in perdita: ci presentiamo, non come soggetti "interi", ma "parzialmente", in parte, vale a dire attraverso un "oggetto" che ci rappresenti e che acquista dunque un " valore d'uso ". Lacan chiama questo oggetto " l'oggetto piccolo a " e lo designa in questo caso come un " plusgodere ", in quanto oggetto che recupera in altro modo quella quota di godimento perduto e dunque non goduto, e quindi del tutto analogo al "plusvalore" di cui parla Marx ne "Il Capitale" che corrisponde a quella quota di lavoro non retribuito.

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Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
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