L'anoressica e l'osso del godimento

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • 14 gennaio 2024

evo vedere l'osso

L'ANORESSIA: IL FALLO, L'OSSO, IL GODIMENTO.

Per
Lacan la castrazione è quel marchio che il godimento infinito riceve per effetto della sua "interdizione". Questo marchio è cruciale in quanto instaura, allo stesso tempo, da una parte, la Legge, dall'altra il Fallo, il Fallo simbolico (Φ): la castrazione eleva il fallo  immaginario (φ) a livello di simbolo.

Ecco come Lacan descrive la castrazione a pag. 825 di "Sovversione del soggetto e dialettica del desiderio nell'inconscio freudiano" (in "Scritti" Einaudi, Torino 1974):

Questa è la sola indicazione di quel godimento che nella sua infinitezza comporta il marchio della sua proibizione, e che, per costituire questo marchio, implica un sacrificio: quello il cui atto è tutt'uno con la scelta del suo simbolo, il fallo.

Per poter accedere al Fallo simbolico (Φ), all'ordine quindi del Simbolico, è necessario, dunque, che il soggetto "sacrifichi" l'infinitezza del proprio godimento.

La
castrazione è esattamente questo sacrificio.

Ma cos'è che consente la scelta del fallo come simbolo del marchio della interdizione del godimento infinito? Lacan , sempre a pag. 825 dell'opera citata, lo dice così:

Questa scelta è consentita dal fatto che il fallo, cioè l'immagine del pene, è negativizzato al suo posto nell'immagine speculare. Nella dialettica del desiderio ciò predestina il fallo a dar corpo al godimento.

Che significa? Significa che
nell'immagine speculare il soggetto non può vedere, nel posto dove se lo aspetta, il fallo, in quanto, nel corpo, il fallo è oggetto del desiderio dell'Altro, e il desiderio dell'Altro non si può vedere allo specchio o nell'immagine speculare, ma solo nello sguardo dell'Altro materno.
.
L'immagine "meravigliosa" che il proprio corpo assume per la propria madre, quindi il fallo, la si può vedere solo se si distoglie lo sguardo dalla propria immagine speculare, per cercarla nello sguardo della madre.

E' proprio questo quello che
l'anoressica non può fare: scorgere nello sguardo della madre quella meraviglia che il suo corpo assume per la madre stessa, e che è appunto il fallo immaginario. Non lo può fare in quanto l'anoressica non ha potuto "interdire il proprio godimento infinito", non ha potuto cioè accedere alla castrazione, per cui si destina ad un godimento infinito, senza limite, nel proprio corpo.

Ora,
se l'anoressica, non potendo sacrificare l'infinitezza del proprio godimento, non può trovare nella madre il fallo che lei è per la madre, poiché svanisce l'equazione corpo-fallo, ecco che si ostina a cercarlo dove non può trovarlo, nell'immagine riflessa di sé che vede allo specchio, vale a dire nel proprio corpo, dove però non può trovarlo. E allora, se nel proprio corpo non può trovarlo a cosa ricorre pur di vederlo comparire?  Ricorre alla trasformazione del proprio corpo in corpo anoressico: l'osso visibile del corpo anoressico è l'equivalente tragico e grottesco del fallo materno, il modo per illudersi di scorgere in sé stessa l'immagine meravigliosa del proprio corpo agli occhi della madre, ma che nello sguardo materno non può trovare perché non c'è mai stato.

Per questo,
l'anoressica soffre e gode al tempo stesso del proprio corpo riflesso allo specchio: soffre perché, non alienandosi nell'immagine, il corpo le appare sempre persecutorio, ne gode perché l'osso diventa "il fallo che la predestina a dar corpo al godimento."

"
Non riesco a star bene con me stessa fino a quando, specchiandomi, non vedo le ossa sporgere dal mio corpo" mi ripete una ragazza anoressica.



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Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 15 giugno 2025
Freud ha dimostrato che la perversione è un non volerne sapere nulla, ma proprio nulla, della castrazione. Una doppia negazione dunque: "non è vero che non c'è il fallo lì dove non posso fare a meno di volere che ci sia". Freud ha chiamato " Verleugnung " questo meccanismo di rigetto, di ripudio della realtà della castrazione. Lacan, riprendendo la questione dal punto di vista della " castrazione della madre ", mette in rilievo come il perverso non tolleri che l'Altro sia "bucato" , sia mancante cioè proprio di quello che gli serve per assicurarsi il proprio godimento, un godimento che egli deve necessariamente prelevare "nel luogo dell'Altro", e che non sopporta possa essere interdetto dalle ragioni dell'Altro, in buona sostanza, non tollera che il proprio godimento possa trovare un limite nel desiderio dell'Altro. Il perverso è dunque colui che si serve della "Verleugnung" (diniego, doppia negazione) per impedire che il desiderio dell'Altro interrompa il proprio godimento , come dire: "il tuo desiderio si oppone al mio interesse? Disturba la stabilità della mia posizione e la certezza delle mie convinzioni? Bene, neanche mi chiedo il perché, faccio prima a rigettarlo di sana pianta, non ne tengo alcun conto, per il semplicissimo motivo che esiste una sola posizione, la mia." In altre parole il perverso non riconosce la differenza dell'Altro , per questo è, appunto, "indifferente" alle ragioni dell'Altro - laddove invece il nevrotico ne soffre - è indifferente alla realtà. Non dice, all'Altro, "è vero che tu non sei d'accordo con me, ma non lo sopporto" - che è invece la posizione del nevrotico, ovvero sia il riconoscimento che l'Altro sta dicendo qualcosa di diverso che lui non sopporta, sia il riconoscimento che lui non lo sopporta, un "doppio riconoscimento", dunque, che aprirebbe comunque ad una dialettica - ma dice, più radicalmente: "non è vero che tu non sei d'accordo con me", confondendo e facendo spesso vacillare la realtà nell 'Altro! Una "doppia negazione", appunto, come a dire che nell'universo mondo non c'è che una sola verità, la sua! E' esattamente questa la posizione di godimento del perverso. Per questo, possiamo dire, che qualsiasi comportamento tendente a disconoscere le istanze altrui, quando queste costituiscono un limite al godimento soggettivo, può essere considerato un comportamento di perversità , come può esserlo, per esempio, in una coppia, quello di un partner che si rifiuti di prendere atto del desiderio dell'altro di volersi, per esempio, separare: si rifiuta di prenderne atto per continuare a farlo sussistere nel ruolo dì partner anche se questi se ne dichiara fuori. E' il caso dello stalking, che infatti è un comportamento perverso. In altre parole, il rapporto perverso non può essere interrotto , poiché si fonda sulla complicità inconscia, di distruggere la castrazione in ciascuno dei partner, di distruggere cioè il desiderio come causa del legame della coppia per sostituirlo con il godimento, in maniera da s congiurare il rischi, insopportabile per il perverso, di poter amare, il rischio, per i p due partner bloccati dal patto perverso, di innamorarsi l'uno dell'altro. Occorre cioè che il godimento nel plagiare l'Altro si incastri con il godimento dell'Altro a farsi plagiare. Da questo patto diabolico, dalla complicità perversa all'interno di una coppia - ma anche all'interno di un gruppo, di un'Associazione, di un'Istituzione, di una Setta - a collaborare attivamente per costruire e difendere la sola Verità possibile, ossia che non vi è nessuna castrazione in ciascuno, non è dunque possibile uscirne , prima di tutto perché l'angoscia che si scatenerebbe in seguito a una tale ipotesi entra a far parte sin dall'inizio dello stesso patto perverso, anzi ne costituisce il cemento, e poi anche perché il rischio di ritorsioni, terribili, anche omicide, è altissimo per chi voglia tirarsi fuori dal gioco, poiché rompere il patto perverso significa infliggere la pena insopportabile della castrazione. Molti femminicidi ne sono un esempio, e, nella Storia, la santa Inquisizione, i roghi, le Crociate ne sono altri. Quali azioni di stalking sistematici possono esserci piu delle "crociate" anche moderne contro tutte le posizioni discordanti da ciò che è ritenuta l'unica verità vera da imporre anche sotto minaccia di morte? In conclusione, è perverso ogni atteggiamento, posizione o comportamento che si basi sul disconoscimento di quella separazione tra gli esseri che di fatto è già data per avvenuta in qualsiasi contesto umano, e che è posta a fondamento dell'amore e della vita.
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Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
Autore: DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO 14 gennaio 2024
Neiroscienze e psicoanalisi
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