DESIDERIO E CIVILTA'

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • 6 marzo 2018

Il desiderio non ama il Bene


Il desiderio non è semplicemente una questione di volontà , né si riduce al decider e, al deliberare, all' agire , né si determina nello slancio dell' entusiasmo o della passione in sé, non coincide neanche e necessariamente con l'atto puro della scelta, né è un fatto meramente pulsionale, anche se dalle pulsioni trae la forza e il carattere di ineludibilità.

ll desiderio umano è la posizione che il soggetto costituisce sulla sua radicale mancanza ad essere , facendone il suo tratto e assumendone la cura: è la posizione, sua propria, che il soggetto occupa nel Reale , rendendo problematico, se non impossibile, il suo pieno riconoscimento nel Simbolico .

E' per questo che Il desiderio mette il soggetto in una posizione sempre altra rispetto a quella che egli ritiene di occupare, lo rende sempre eccentrico a se stesso, lo eccede continuamente.
Il desiderio è la eccezione radicale del soggetto, e infatti, per la psicoanalisi , il soggetto del desiderio, il soggetto dell' inconscio e il soggetto dell' enunciazione sono lo stesso identico soggetto, che non coincide con il soggetto che pensa e che parla, anche se del pensiero e della parola si serve per esprimersi interferendovi: Il desiderio è ciò che disturba, infrange, devia il discorso stabilito.

Se il desiderio è il soggetto nel Reale, è il soggetto dell'inconscio reale cui conferisce il suo carattere di unicità, allora esso non può essere mai del tutto arginato. Il desiderio umano non è perimetrabile, e dunque, nella misura in cui il Bene è ciò cui mira la Civiltà attraverso le sue regole, le sue leggi, la sua morale, fissando il perimetro del consentito, del lecito , come si dice, il desiderio è ciò non ne vuole sapere del Bene stabilito, almeno non ne vuole sapere del tutto. E' ciò che anzi irrimediabilmente ne patisce.

Il desiderio non ama dunque il Bene, facendone piuttosto il suo disagio . Il disagio della Civiltà di cui ci dice Freud è proprio questo: l'irriducibilità del desiderio alla nozione di Bene comune. Il prezzo che il soggetto paga al suo vivere sociale è esattamente la quota che egli sacrifica del suo desiderio.

Per questo quello che contrassegna la Storia delle Civiltà, dei Regimi, degli Stati, non è la difesa del Bene contro il Mal e, ma contro il desiderio. E' il desiderio umano, in quanto istanza singolare la vera minaccia del Bene e dell'Ordine in quanto esigenze della collettività. Il soggetto singolare è in perenne contrasto con il soggetto collettivo .
E' la soggettività di ciascuno, di ciascuno uno per uno, il suo desiderio dunque, il vero male che la Civiltà vorrebbe eradicare definitivamente.

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Freud ha dimostrato che la perversione è un non volerne sapere nulla, ma proprio nulla, della castrazione. Una doppia negazione dunque: "non è vero che non c'è il fallo lì dove non posso fare a meno di volere che ci sia". Freud ha chiamato " Verleugnung " questo meccanismo di rigetto, di ripudio della realtà della castrazione. Lacan, riprendendo la questione dal punto di vista della " castrazione della madre ", mette in rilievo come il perverso non tolleri che l'Altro sia "bucato" , sia mancante cioè proprio di quello che gli serve per assicurarsi il proprio godimento, un godimento che egli deve necessariamente prelevare "nel luogo dell'Altro", e che non sopporta possa essere interdetto dalle ragioni dell'Altro, in buona sostanza, non tollera che il proprio godimento possa trovare un limite nel desiderio dell'Altro. Il perverso è dunque colui che si serve della "Verleugnung" (diniego, doppia negazione) per impedire che il desiderio dell'Altro interrompa il proprio godimento , come dire: "il tuo desiderio si oppone al mio interesse? Disturba la stabilità della mia posizione e la certezza delle mie convinzioni? Bene, neanche mi chiedo il perché, faccio prima a rigettarlo di sana pianta, non ne tengo alcun conto, per il semplicissimo motivo che esiste una sola posizione, la mia." In altre parole il perverso non riconosce la differenza dell'Altro , per questo è, appunto, "indifferente" alle ragioni dell'Altro - laddove invece il nevrotico ne soffre - è indifferente alla realtà. Non dice, all'Altro, "è vero che tu non sei d'accordo con me, ma non lo sopporto" - che è invece la posizione del nevrotico, ovvero sia il riconoscimento che l'Altro sta dicendo qualcosa di diverso che lui non sopporta, sia il riconoscimento che lui non lo sopporta, un "doppio riconoscimento", dunque, che aprirebbe comunque ad una dialettica - ma dice, più radicalmente: "non è vero che tu non sei d'accordo con me", confondendo e facendo spesso vacillare la realtà nell 'Altro! Una "doppia negazione", appunto, come a dire che nell'universo mondo non c'è che una sola verità, la sua! E' esattamente questa la posizione di godimento del perverso. Per questo, possiamo dire, che qualsiasi comportamento tendente a disconoscere le istanze altrui, quando queste costituiscono un limite al godimento soggettivo, può essere considerato un comportamento di perversità , come può esserlo, per esempio, in una coppia, quello di un partner che si rifiuti di prendere atto del desiderio dell'altro di volersi, per esempio, separare: si rifiuta di prenderne atto per continuare a farlo sussistere nel ruolo dì partner anche se questi se ne dichiara fuori. E' il caso dello stalking, che infatti è un comportamento perverso. In altre parole, il rapporto perverso non può essere interrotto , poiché si fonda sulla complicità inconscia, di distruggere la castrazione in ciascuno dei partner, di distruggere cioè il desiderio come causa del legame della coppia per sostituirlo con il godimento, in maniera da s congiurare il rischi, insopportabile per il perverso, di poter amare, il rischio, per i p due partner bloccati dal patto perverso, di innamorarsi l'uno dell'altro. Occorre cioè che il godimento nel plagiare l'Altro si incastri con il godimento dell'Altro a farsi plagiare. Da questo patto diabolico, dalla complicità perversa all'interno di una coppia - ma anche all'interno di un gruppo, di un'Associazione, di un'Istituzione, di una Setta - a collaborare attivamente per costruire e difendere la sola Verità possibile, ossia che non vi è nessuna castrazione in ciascuno, non è dunque possibile uscirne , prima di tutto perché l'angoscia che si scatenerebbe in seguito a una tale ipotesi entra a far parte sin dall'inizio dello stesso patto perverso, anzi ne costituisce il cemento, e poi anche perché il rischio di ritorsioni, terribili, anche omicide, è altissimo per chi voglia tirarsi fuori dal gioco, poiché rompere il patto perverso significa infliggere la pena insopportabile della castrazione. Molti femminicidi ne sono un esempio, e, nella Storia, la santa Inquisizione, i roghi, le Crociate ne sono altri. Quali azioni di stalking sistematici possono esserci piu delle "crociate" anche moderne contro tutte le posizioni discordanti da ciò che è ritenuta l'unica verità vera da imporre anche sotto minaccia di morte? In conclusione, è perverso ogni atteggiamento, posizione o comportamento che si basi sul disconoscimento di quella separazione tra gli esseri che di fatto è già data per avvenuta in qualsiasi contesto umano, e che è posta a fondamento dell'amore e della vita.
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