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MANCANZA E PRIVAZIONE

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • dic 27, 2017


Nell'accezione psicoanalitica -in particolare Freudiana e Lacaniana - la privazione riguarda una mancanza reale, vale a dire si configura come un buco , la privazione di un bene necessario per vivere (il pane per esempio, oppure quello che posso desiderare sul piano simbolico e che realmente mi manca sul piano del reale : un buon libro, un'amicizia ecc.), mentre la mancanza si colloca sul piano simbolico e riguarda un oggetto immaginario : è ciò che inevitabilmente ci riguarda come soggetti che abbiamo attraversato l' Edipo , che siamo cioè stati raggiunti dal detto dell' Altro , assumendo lo statuto di soggetto diviso , barrato , quindi strutturalmente mancante, mancante-ad-essere , dirà Lacan. Come mancante è comunque il nostro linguaggio, nella misura in cui si costituisce come effetto della castrazione : linguaggio che non può mai arrivare a dir tutto, a dir tutta le verità, che per questo può esser detta solo a metà. Insomma in quanto esseri umani ci costituiamo a partire da una perdita , dunque da una mancanza originaria.
.Questa mancanza è più propriamente detta castrazione, e dunque non andrebbe confusa con la privazione, altrimenti si corre il rischio di cercare di riempire la mancanza di un oggetto immaginario mediante oggetti reali, come i gadget , per esempio,che dunque svolgerebbero solo la funzione illusoria, perché impossibile, di sostituire l' oggetto immaginario con un oggetto reale appunto, come purtroppo oggi è ampiamente diffuso. Insomma si tratta di una mancanza, la castrazione, che va, più che tollerata, direi coltivata in quanto condizione ineludibile della capacità di desiderare . Poi è ovvio che nel linguaggio comune privazione e mancanza sono considerati sinonimi, ma più correttamente si dovrebbe distinguere tra la privazione e la castrazione, intendendole come le due figure -opposte- della mancanza.

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Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
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